Cosa dobbiamo aspettarci nel 2024
Alcune previsioni che spero, almeno per questa volta, di azzeccare.
Ben ritrovate e ben ritrovati, e ovviamente Buon 2024!
Concedetemi subito un brevissimo messaggio promozionale: con l’anno nuovo ho intenzione di spingere ulteriormente il mio progetto Newsletter Italiane, che da semplice aggregatore sta progressivamente mutando in un servizio di intermediazione con il quale ho già messo in contatto autori di newsletter con sponsor di piccole, medie e grandi dimensioni.
Dopo una fase iniziale di testing (chiamiamola beta), e dopo aver imparato quali processi funzionano e quali no, sono pronto ad accogliere nuovi advertiser. Se hai un prodotto o servizio da promuovere e vuoi sfruttare un canale ancora poco battuto vai su Newsletter Italiane e scopri di più!
A presto,
Antonio
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Sono sicuro che coloro che mi leggono da tempo hanno compreso quanto poco creda nelle mia capacità, o in realtà in quelle di chiunque, di predire il futuro. Credo fermamente nell'idea che sia molto complesso fare previsioni (lo dimostra il fatto che in pochi si sarebbero immaginati un impatto così prorompente dell’intelligenza artificiale) ma, fatte le dovute premesse e anche se lo faccio per puro divertimento, oggi voglio condividere con voi alcune tendenze che ho osservato negli ultimi mesi e che ritengo possano concretizzarsi in modo massiccio nel 2024.
Se concordi o dissenti con una o più di queste, fammelo sapere nei commenti, magari ne esce fuori una bella discussione. Invece qui trovi una carrellata di trend report se vuoi altri (molto più autorevoli) punti di vista e ti interessa approfondire.
Intelligenza Artificiale e contenuti iper-personalizzati
L’intelligenza artificiale non è più solo una buzzword ma diventerà parte integrante della nostra quotidianità (ne ha parlato pure il Papa), e anche se sembra che l'intelligenza artificiale sia già mainstream (almeno nelle echo chamber degli addetti ai lavori), siamo ancora solo agli inizi. Il 58% degli adulti americani ha sentito parlare di ChatGPT, ma solo il 18% lo ha utilizzato, secondo un survey del Pew Research Center. E in Italia non siamo assolutamente messi meglio.
In ogni caso, sarà sempre più presente nelle strategie e nei pensieri dei decisori aziendali illuminati, consentirà analisi più rapide e complete dei dati dei clienti, e permetterà ai brand di offrire esperienze e campagne altamente personalizzate.
D'altra parte, non ho dubbi che grandi modelli di linguaggio come ChatGPT o Perplexity si prenderanno sempre più fette di mercato nel settore delle ricerche sul web, attualmente monopolizzato da Google. Se ciò dovesse accadere, potremmo assistere ad una ridistribuzione dei budget attualmente destinati a SEO o SEM, magari verso alcuni media più tradizionali o completamente nuovi.
Quello che vedremo di sicuro maggiormente saranno i chatbot potenziati dall’IA, che offriranno esperienze ancora più raffinate e su misura sia online (penso agli ecommerce) che offline: AirAI, ad esempio, è un’intelligenza artificiale in grado di sostenere conversazioni telefoniche come un essere umano e viene presentata come la soluzione definitiva per avere sales e customer service disponibili 24/7. Ma sarà davvero in grado di soppiantare i nostri "amati" call center?
Nuove categorie di influencer
Ok, i Ferragnez non se la stanno passando benissimo, ma mi pare azzardato decretare la loro fine e quella dei loro discepoli. È comunque innegabile come gli utenti cerchino sempre più trasparenza e onestà, e saranno proprio micro e nano-influencer, con community ristrette ma più coinvolte (da 10.000 a 100.000 follower) a diventare maggiormente protagonisti.
Inoltre, sempre nell’ottica di ricerca dell’autenticità, i brand si affideranno sempre di più ai contenuti generati dagli utenti. Questi sono personali e spontanei, e rappresentano una potente leva di coinvolgimento e conversione. Vedasi GoPro, che sfrutta egregiamente gli UGC per attivare la propria community o Temu che condivide i video haul dei suoi clienti.
Ma, nonostante il deinfluencing sia un trend da non sottovalutare, gli utenti continueranno ad acquistare prodotti e servizi consigliati da un influencer anche nel 2024.
Nuovissime categorie di influencer
Oltre a quelli in carne ed ossa, spunteranno nei vostri feed anche quelli virtuali come Lil Miquela o Aitana (fyi, il 58% degli utenti social ne segue già uno) e che possono vantare lucrosi contratti pubblicitari. Amati particolarmente dalle Gen Z e Alpha, costano meno di quelli reali, garantiscono elevato coinvolgimento e sono un'opportunità anche per brand di lusso (vedi Prada).
La prima super app occidentale, o ancora no
Per diversi anni in tanti hanno nutrito la speranza che fosse possibile replicare il modello delle super app asiatiche sui mercati occidentali. Ma le cose si sono rivelate più complicate del previsto, nonostante gli sforzi di Zuckerberg, Cook, Bezos o Musk.
Ma la partita non è ancora persa definitivamente, perché con l’aumento della diffusione degli assistenti digitali vocali come Alexa o Siri, integrate con l’IA, viene rilanciata la promessa di un unico punto di accesso per tutti i contenuti e servizi. Il problema è che questi assistenti digitali di nuova generazione (pur potenziati con modelli generativi) non necessariamente aiuteranno gli utenti ad accedere a nuovi contenuti e servizi, ma forniranno piuttosto le risposte corrette a eventuali domande o completeranno compiti assegnati dall’utente.
Quindi, anche se la super app stile WeChat cinese non sarà ancora replicabile, immagino assisteremo ad una crescita esponenziale di app basate su modelli generativi e, di conseguenza, di app store dedicati. Magari non come quello di Apple (già saturo) ma più simile a quello di OpenAI con i suoi GPT Agents.
Disinformazione 3.0
A 10 anni da Cambridge Analytica, in tanti pare non abbiano ancora imparato la lezione, perché la disinformazione è tuttora all'ordine del giorno.
E ora che disponiamo di strumenti semplici, economici e molto potenti per generare o modificare contenuti video e foto come Stable Diffusion, Midjourney, Pika, Runway o audio come Eleven Labs prevedo un’ondata di fake news allarmanti, in un 2024 che si prevede sarà un annus horribilis in molti paesi.
I media e le istituzioni possono impegnarsi il più possibile per combattere la disinformazione e i contenuti di propaganda farlocchi, ma molti elettori ottengono le loro informazioni tramite canali chiusi come Telegram o Whatsapp e questo complica notevolmente il lavoro di verifica dei fatti e, soprattutto, costringe gli utenti in bolle informative che vanno a rafforzare le loro convinzioni contorte. Good luck!
Protezione dell’identità digitale
Il web è il mare in cui navighiamo ogni giorno e proteggere la propria identità digitale rappresenterà un passo obbligato per tutti. Brand, politici, personalità pubbliche e influencer vittime della cancel culture (sia essa a ragione o a torto) per vecchi contenuti hanno dimostrato le insidie di avere un'impronta digitale non protetta. Ecco, mi aspetto sempre più attenzione su questo fronte.
Social meno social
Agli albori i social network si presentavano come spazi aperti, dove profili e pubblicazioni erano accessibili a tutti. Successivamente sono emerse app di messaggistica come WhatsApp, Telegram o i canali broadcast di Instagram, che semplificano gli scambi tra creator e follower. In questi spazi, le conversazioni si svolgono in piccoli gruppi, lontano dalla sfera pubblica, con più intimità nelle discussioni. Gen Z e Alpha li troverete quasi esclusivamente qui. Come ho scritto il mese scorso, i social network non sono più reti sociali, e lo saranno sempre meno nel 2024.
TikTok sarà il nuovo Youtube
TikTok punterà a video ancora più lunghi e narrativi, con aggiornati limiti di upload. Questa mossa rifletterà il desiderio di trattenere il pubblico più a lungo, in linea con la tendenza generale dei social di puntare a una maggiore permanenza degli utenti.
Di contro, c’è un altro trend che potrebbe sembrare in antitesi: ne è un esempio la popolarità crescente di Reelshort, dove puoi vedere spettacoli con oltre 50 episodi della durata di 90-120 secondi. I contenuti presentano attori occidentali e trame decisamente imbarazzanti, per lo più adattate da drammi romantici cinesi con i titoli più popolari che rivelano una generale ossessione per denaro, romanticismo e strane dinamiche di potere.
Proporre serie con episodi di brevissima durata, potrebbe stimolare nuove forme di narrazione e creatività nella produzione di contenuti, sfidando i creator a raccontare storie coinvolgenti in formati temporali molto ridotti. Insomma, ne vedremo delle belle (lunghe o corte).
Youtube in ogni caso non deve temere più di tanto: sarà ancora l’app preferita dagli utenti più giovani (Gen Z e Alpha).
Don’t build on rented land (non costruire su un terreno non di tua proprietà)
Con l’avvento dei social, gli inserzionisti si sono abituati a pubblicare tonnellate di contenuti sulle principali piattaforme per poter raggiungere i clienti dove trascorrono la maggior parte del loro tempo libero. Una strategia che ha funzionato abbastanza bene fino ad oggi, o finché gli sviluppatori di browser non hanno deciso di bloccare i cookie di terze parti e quelli dei sistemi operativi mobile hanno deciso di limitare l'accesso ai dati privati degli utenti.
Di fronte a queste misure coercitive, sarà interessante vedere come gli inserzionisti cercheranno di riequilibrare i propri investimenti riducendo la produzione di contenuti specifici per piattaforme esterne a favore di quelli pensati per gli owned media. Capitalizzando il proprio patrimonio digitale, gli inserzionisti dovranno interagire direttamente con i propri clienti e acquisire informazioni preziose come i first party data. E, per farlo, dovranno ripensare i propri asset digitali come siti web, applicazioni mobile, podcast e ovviamente newsletter (lo sapevi che sarei finito qui).
I podcast e newsletter, quindi, continueranno a crescere, ma solo se forniranno reale valore aggiunto. Attenzione a quelli generati con l’ausilio dell’IA: il rischio di saturare il mercato è elevato e solo chi emergerà con un proprio stile naturale e tono di voce personale potrà sopravvivere. E in un mondo senza cookie, a funzionare sarà la capacità di questi ultimi di saper fornire a potenziali sponsor le giuste metriche, reportistica dettagliata e follow up puntuali. Caratteristiche che mancano ancora a molti autori.
Shop the look sui social (e su Netflix o Disney+).
Lo sanno tutti: per trattenere l’utente all’interno del proprio perimetro, niente di meglio che consentirgli di acquistare senza mai abbandonare la loro piattaforma. E il social shopping funziona; nel 2023, il 76% degli utenti ha acquistato un prodotto dopo averlo visto sui social e TikTok Shop sembra stia puntando in modo aggressivo su questo segmento. Negli USA le app che fungono da via di mezzo tra shopping, gamification e social stanno spuntando come funghi ogni giorno, come Flip o Yaysay. Vedremo se riusciranno a sbarcare anche in Europa.
La Cina è talmente avanti che ha creato gli streamer virtuali che di notte sostituiscono quelli reali per consigliare prodotti h24. Potremmo vederne sempre di più.
Non solo social: serie televisive come Succession o The Bear hanno insegnato come trasformare lo schermo in passerella, influenzando lo stile degli spettatori. Servizi di streaming come Roku e Amazon Prime (USA) consentono già di acquistare gli outfit visti in scena quasi in tempo reale, aprendo nuovi orizzonti per i brand e nuovi canali distributivi.
Realtà virtuale sempre più aumentata
Si parla da anni di realtà aumentata (AR), realtà virtuale (VR) e 3D ed il 2024 sarà ancora banco di prova per campagne pubblicitarie immersive e interattive (FOOH). La realtà aumentata consente uno storytelling che lascia il segno, senza dubbio, ma che dovrà ancora fare i conti con la dipendenza da hardware non sempre economici, che contribuiscono a rallentare la diffusione di massa. Da qui passerà il successo o meno di prodotti come l’Humane AI.
Sono sicuro che da quando Apple ha annunciato il suo Vision Pro, numerosi team di sviluppo hanno iniziato a lavorare su interessanti applicazioni per questo nuovo ecosistema, ma probabilmente resterà un prodotto ancora tendenzialmente di nicchia. Non sarà un nuovo iPhone, dicono gli analisti.
Meme Economy
La presenza dei brand nei commenti sui social e l’uso intensivo di meme ed autoironia sarà così diffuso da non stupire più nessuno. Una saturazione che richiederà contenuti di qualità per emergere. Fare i simpa su TikTok non basterà più e sarà fondamentale avere una strategia ben definita per non apparire cringe (soprattutto agli occhi dei più giovani).
Gaming sarà cultura popolare
Non più uno svago per nerd occhialuti, ma vero e proprio trend popolare, il culto del gaming sarà ben presente in più settori: dal fashion, alla musica passando per televisione e sport (con veri e propri campionati, sempre più seguiti).
E si, gli NPC diventeranno influencer, mettitela via.
Curatela mon amour
App come Shuffles di Pinterest, Safara per gli hotel, Spotify Wrapped e i video haul su TikTok evidenziano la tendenza crescente alla curatela personale e alla personalizzazione di tutto, che continuerà ad assumere proporzioni sempre più imponenti.
Web3: ci riproviamo?
Le tecnologie decentralizzate (blockchain / crypto / web3) torneranno nuovamente di moda e si integreranno finalmente nella nostra vita quotidiana? Non lo so, dubito che accada già nel 2024, ma un web privato e decentralizzato, dove blockchain e NFT garantiscono più controllo su dati e privacy degli utenti è possibile ed auspicabile.
Si tratterebbe di un’evoluzione logica della rete.
Questo bel rapportino mostra i brand più apprezzati dalla Generazione Z. Nelle prime 15 posizioni troviamo piattaforme di streaming, vendita al dettaglio, marchi alimentari e (attenzione attenzione) uno solo fashion.
Cosa viene trascurato dai media ma che invece verrà studiato dagli storici nei prossimi anni?
POV: il mondo entro 10 anni, ma secondo un numero di Focus del 2007. Un utente Reddit ha postato le previsioni della storica rivista (e in alcuni casi non ci sono andati lontanissimo).
Quando un sito concentra così tanto traffico come Wikipedia, sapere quali sono i suoi cento articoli più visti in un determinato giorno è l'ideale se si vuole sapere cosa fa tendenza e cosa genera curiosità nell’internet (e c’è anche in italiano).
Il mai più senza: i migliori plugin per ChatGPT per chi fa marketing e contenuti.
Pensa a cosa potresti fare con un’ora in più al giorno: stare con la famiglia, coltivare le tue passioni, lanciare un business. Sembra difficile? Il corso IperProduttività di Office of Cards ti aiuta proprio a gestire al meglio il tuo tempo (sia che tu sia un libero professionista, sia che tu sia un dipendente in azienda). Davide (il fondatore) offre gentilmente uno sconto di 50€ ai lettori di LetMeTellIt (digitando il codice “letmetellit” al checkout). Mi sembra un buon incentivo per i tuoi buoni propositi del 2024, no?
In America hanno creato un quartiere pedonale da zero (evento più unico che raro) ed ha un nome che è tutto un programma: Culdesac.
Un po’ di speranza per il nuovo anno: non ci sono state solo notizie negative nel 2023, ma anche tante positive che qualcuno ha deciso di raccogliere in questo articolo.
Brand + vandalism = Brandalism
Il 2023 di TikTok: i video più popolari, le canzoni più usate, i tiktoker che hanno colpito di più.
Nelle ultime settimane sto testando Lark che è una piattaforma di collaborazione e produttività che integra chat, videoconferenze, creazione documenti, client email, calendario, CRM e molto altro in un’unica app. È progettata per ottimizzare la comunicazione per team distribuiti ed ha un piano molto interessante gratuito fino a 50 utenti e con 100GB di spazio cloud.
Un po’ di tool sparsi per trovare ispirazione dal cinema: PlayPhrase cerca frasi esatte all'interno dei dialoghi dei film, Eyecandy è una libreria di tecniche audiovisive mentre Flim è un motore di ricerca avanzato per immagini all'interno dei film. Qui, ad esempio, ci sono immagini di una donna con una katana.
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