Ciao!
Momenti cruciali nella tecnologia e nella società sono ormai all’ordine del giorno, e la scorsa settimana può essere considerata un'altra tappa importante. Mi sto riferendo ovviamente all’annuncio dei GPT di OpenAI, che in tanti hanno paragonato alle app di - passatemi il neologismo - appleiana memoria.
Ma anche un altro evento, vissuto forse un po’ più in sordina, nasconde una potenziale rivoluzione e forse il primo vero iPhone moment dai tempi del celeberrimo keynote 2007 di Steve Jobs: mi sto riferendo allo Humane Ai Pin. Magari mi sbaglio, vedremo.
Antonio
Il nuovo App Store
Chiaramente, il motivo per cui scrivo questa newsletter e passo ore a smanettare con le novità di OpenAI invece di godermi la vita è perché penso siano potenzialmente utili e piuttosto eccitanti, nonostante il mio disclaimer iniziale.
E proverò a darti delle linee guida su come sfruttare al meglio queste nuove opportunità.
Cos’hanno di speciale questi GPT? Beh, immaginali come dei piccoli umpa lumpa virtuali che svolgono una o più operazioni in modo veloce ed intelligente in base ai nostri comandi (se vogliamo sono, sì, delle app, ma senza un’interfaccia ad hoc e con delle funzionalità ancora limitate).
Puoi creare un GPT quasi per tutto: dal CannavacciuoloGPT per realizzare ricette da chef stellato in base agli ingredienti che hai nel frigo al CurlingGPT per ricevere le ultime news su questo sport appassionante e così via (qui una raccolta di GPT degni di nota).
E, aspetto che ha fatto drizzare le orecchie a guru e scammer di mezzo mondo, potrai distribuirli su un GPT Store dedicato, proprio come sull’App Store di Apple (o Android).
Sarà complicato, dirai. Assolutamente no.
Creare un GPT personalizzato è semplicissimo. Conditio sine qua non è avere un abbonamento ChatGPT Plus, dopodiché cliccare su Esplora, poi su Crea un GPT, inserire le tue istruzioni ed il gioco è - pressoché - fatto (ChatGPT ti aiuterà nel processo, suggerendoti come strutturare il bot).
Ad esempio potrai creare un GPT che scriva esattamente come te o che legga la documentazione aziendale e risponda alle FAQ degli utenti (ecco uno stralcio del keynote dove ne viene creato uno in soli 4 minuti).
Questo processo si ispira ad una tecnica chiamata RAG (Retrieval Augmented Generation), ed è una tecnica che combina il recupero delle informazioni con la generazione di testo per migliorare la qualità e la pertinenza delle risposte fornite dai modelli linguistici.
Alcuni ricercatori hanno fatto dei test sul nuovo modello GPT-4 Turbo (con una memoria di 128.000 token, circa 300 pagine) e gli hanno fatto cercare, come si suol dire, l'ago nel pagliaio. Fondamentalmente, nel trovare informazioni specifiche all’interno di un grande volume di contenuti, va in difficoltà. E più grande è il documento, più difficile diventa. Per questo motivo, se vogliamo che ChatGPT funzioni al meglio è necessario dargli delle buone istruzioni, ovvero dei buoni prompt.
Ho provato anche io a crearne uno e se vuoi provarlo eccolo qui. Si tratta di un bot che scrive dei contenuti Linkedin virali, prendendo spunto da alcuni post di successo.
È stato facile? Sì. Sarebbe un prodotto monetizzabile? No. Chi creerà le GPT oggi, sarà il milionario di domani? Non lo so, ancora. Quello che è certo è che, anche se possiamo creare strumenti molto pratici, il mercato è ancora troppo piccolo (100 milioni di utenti, e per poter creare ed utilizzare i GPT serve un account a pagamento) ma se uno di questi bot dovesse risolvere un determinato problema che non è stato in grado di risolvere nessun altro prima, allora la monetizzazione potrebbe avere un senso.
Un altro freno alla piena diffusione di questi GPT è quello relativo alla cyber security ed alla privacy degli utenti. Infatti alcuni utenti hanno constatato come sia facile essere soggetti ad attacchi di prompt injection: una persona malintenzionata può recuperare il prompt originale e relative istruzioni ma anche, potenzialmente, i documenti privati che carichi sulla piattaforma.
I GPT non sono realmente applicazioni. Interagiscono con altri software per seguire le istruzioni, che seguono con dei vincoli tecnici che non sono facili da padroneggiare a causa della tendenza di questo tipo di modelli ad avere allucinazioni. Se sapessimo anche scrivere un po’ di codice, potremmo interfacciarli con applicazioni esterne o, se non siamo programmatori, fare tutto in modalità no code con le azioni di Zapier, ma l’ecosistema non è ancora strutturato per ospitare qualcosa di realmente innovativo.
In ogni caso il destino è segnato. Come afferma lo stesso Bill Gates in un thread su Reddit, gli agenti AI cambieranno il modo in cui le persone interagiscono con i computer, rivoluzionando l'intera industria del software e sostituendo la necessità di app specifiche per compiti specifici.
Il nuovo iPhone
Dicevo di Humane.
Un omone vestito di nero apre una scatola bianca in un asettico ufficio. Al suo fianco una donna, anch’essa in total black impeccabile, accenna un sorriso e ci saluta con un semplice: benvenuti a Humane.
L'uomo quindi estrae dalla scatola un piccolo oggetto quadrato e lo mostra agli spettatori.
Il video dell'AI Pin, questo nuovo device che dovrebbe sostituire (o quasi) lo smartphone, ricorda davvero alcuni lanci di prodotti Apple.
Come lo Steve Jobs dei tempi d’oro, la coppia crede e vuole farci credere che questo piccolo oggetto sia una vera e propria rivoluzione. E, come Steve, si vestono di nero, amano i design curati ed i nomi minimalisti.
Non è una coincidenza: Imran Chaudhri e Bethany Bongiorno, infatti, hanno lavorato entrambi a Cupertino prima di lasciare l'azienda nel 2016.
Sono i due co-fondatori di Humane, la startup che ha tanto entusiasmato la stampa tecnologica negli ultimi giorni.
Ma cos’è l’AI Pin? È una spilla, ma con dentro ChatGPT. Sostanzialmente è concepito come uno smartphone senza schermo: con esso si può interagire tramite voce, gesti, proiezioni sul palmo della mano (stile Minority Report) e altoparlanti direzionali.
Il costo è di 699 dollari (più un abbonamento mensile di 24). Al di là della sua innegabile qualità ingegneristica, il successo dipenderà dalla sua capacità di integrare gli usi degli smartphone e, un domani, sostituirli. Ma non è certo esente da qualche difetto di gioventù: nella demo fornisce alcune informazioni false, come fatto notare da un utente. E qualcuno non ha mancato di lamentare delle criticità nel suo design e nella UX che andrà testata nell’uso quotidiano.
È interessante constatare come le app che utilizziamo ogni giorno sugli smartphone siano essenzialmente dei workflow, gli stessi che stabiliamo quando andiamo a creare un bot su GPT (Humane le chiama AI Experiences). Per citare Om Malik:
What does the next step in personal computing mean? So far, we have used mobile apps to get what we want, but the next step is to just talk to the machine. Apps, at least for me, are workflows set to do specific tasks. Tidal is a “workflow” to get us music. Calm or Headspace are workflows for getting “meditation content.” In the not-too-distant future, these workflows leave the confines of an app wrapper and become executables where our natural language will act as a scripting language for the machines to create highly personalized services (or apps) and is offered to us as an experience.
Ecco che dunque l'Ai Pin rappresenta un passo avanti deciso verso l’ambient computing e la soluzione ad alcuni problemi legati agli smartphone tradizionali. Ad esempio, quest’ultimo, soffre di un evidente punto debole: non sempre ci è accessibile perché spesso viene riposto nella tasca dei vestiti o in una borsa e, per lo stesso motivo, non ha accesso all’ambiente circostante.
Usare uno smartphone è quindi un atto intenzionale che non corrisponde alle premesse dell'ambient computing, concetto che possiamo riscontrare oltre che nell’AI Pin anche in device come Rewind, nei visori Vision Pro della Apple o negli occhiali smart di Rayban - Meta o Google Glass.
È possibile, anzi probabile, che strumenti come questi diventeranno gli assistenti personali di prossima generazione e, quindi, la vera next big thing. D’altronde sono trascorsi più di dieci anni dall’avvento dell’iPhone ed è tempo di trovare finalmente il suo degno erede. Chi sarà tra Humane e OpenAI?
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