Ciao , come stai?
Perdona l’assenza: ho fatto il possibile per non mancare all’appuntamento del venerdì (più di uno, a dire il vero), ma non ci son riuscito. Gli impegni sono stati tanti e, lo ammetto, mi sono concesso qualche giorno di pace tra le colline del Chianti.
Nel frattempo, però, ho lavorato a questo post che spero possa davvero offrirti qualcosa di utile e concreto. Se ti è piaciuto, metti un cuoricino, un commento o condividi il post con chi vuoi: amici, colleghi, o anche con i nonni (tra l’altro, conto di proporre più contenuti di questo tipo in futuro).
Ma ora, bando alle ciance, che – come si dice in Toscana – la ciccia l’è tanta.
A presto,
Antonio
PS: Se Gmail taglia la mail perché troppo lunga, allora clicca sulla versione per browser qui.
Hai una newsletter, ci metti passione, tempo, creatività, ma a fine mese il conto in banca non riflette minimamente il tuo impegno?
(disclaimer: se scrivere è solo una passione, e poco ti importa del resto, allora passa pure avanti)
Ma se gestita con cura e attenzione, una newsletter può trasformarsi - oltre che in un asset importante per il tuo personal brand - anche in una fonte di reddito più o meno consistente, capace di far fruttare la passione che metti nei tuoi contenuti. Non parlo per sentito dire: con Newsletter Italiane, ho avuto modo di osservare da vicino come funzionano le sponsorizzazioni su newsletter, cosa cercano gli inserzionisti, e quali strategie aiutano davvero gli autori a monetizzare senza snaturare il proprio progetto editoriale.
Ci sono gli esempi di Morning Brew, capace di raggiungere cifre monstre in pochi mesi, o Stratechery di Ben Thompson, che dimostrano come una newsletter ben strutturata possa generare entrate decisamente significative. Certo, i numeri che arrivano dagli States non sono replicabili in Italia, ma esempi alla mano, proverò a spiegare come sia possibile valorizzare quello che proponi anche a queste latitudini. Lo farò esplorando le strategie più utilizzate, con i consigli di autori affermati e ulteriori spunti che potrebbero aiutarti a massimizzare il potenziale dei tuoi contenuti.
Un’ultima dovuta precisazione: quando parlo di monetizzazione nel contesto delle newsletter, mi sto riferendo a quelle di natura editoriale, curate da uno o più autori, spesso al di fuori dei circuiti giornalistici tradizionali. Non si tratta di DEM aziendali né di progetti editoriali istituzionali, ma di iniziative indipendenti, con logiche proprie e differenti dai media convenzionali.
Per prima cosa, partiamo da questo grafico.
Sì, perché per monetizzare una newsletter, ci sono dei requisiti da rispettare. Così come un content creator viene considerato per eventuali attività promozionali in base al numero dei followers, all’engagement e alla nicchia di riferimento, anche in questo caso molto dipende dalla dimensione della lista di iscritti e dal tipo di pubblico a cui ci si rivolge. Ecco perché è necessario determinare, ancora prima di conoscere il tipo di monetizzazione, che newsletter abbiamo tra le mani.
Pubblico ristretto e generalista
Se la tua newsletter rientra in questo segmento e il tuo pubblico è numericamente limitato e poco specializzato, allora monetizzare diventa un filo complicato (ma non impossibile). Il volume ridotto solitamente non attira gli sponsor, e la mancanza di segmentazione rende difficile vendere prodotti o servizi di nicchia. La cosa migliore da fare? Espandere la propria lista o specializzarsi in un argomento più mirato.
Pubblico ristretto e specializzato
Se hai una community piccola ma molto verticale, ci sono opportunità concrete, anche se non illimitate. E pur avendo un pubblico coinvolto, la scalabilità rimane comunque piuttosto limitata.
Pubblico vasto e generalista
Quando il pubblico è ampio ma poco specifico, si gioca sui grandi numeri. Servono volumi di traffico elevati, ma quei numeri possono diventare una leva importante per attirare collaborazioni con i brand.
Pubblico vasto e specializzato
Questa è la situazione ideale. Con un pubblico numeroso ma altamente qualificato, hai molte più opportunità. Di contro, servono credibilità, fiducia del pubblico e riprova sociale, non sempre immediati da ottenere. Un esempio universalmente riconosciuto è la newsletter di Lenny Ratchisky, che vanta oltre un milione di iscritti, e si rivolge ad un pubblico ultra-verticale come quello dei manager di prodotto e growth.
E poi c’è la domanda più importante: quanti iscritti servono per iniziare?
Non esiste un numero prestabilito. Puoi iniziare a fare dei test già con 300, 500 o 1000 iscritti: è più che sufficiente per comprendere se stai andando nella direzione giusta. Ma la vera metrica che conta non è quante persone hai nella lista, bensì quanto queste sono coinvolte. Tassi di apertura, click sui link, risposte alle email: questi sono i segnali che raccontano il valore reale della tua community. La quantità senza qualità è solo un contenitore vuoto.
Inizia a comunicare la tua disponibilità ad ospitare sponsor già ai tuoi iscritti, i primi clienti li ho trovati proprio in questo modo. Poi prepara una pagina di presentazione ad hoc, tipo questa (ma anche delle slide vanno bene) e, se hai intenzione di andare oltre, contatta direttamente gli advertiser che pensi possano beneficiare di una collaborazione.
I 10 metodi migliori per monetizzare una newsletter.
Ecco i metodi più utilizzati, presentati in ordine di rilevanza.
Pubblicità
Il metodo più immediato e consolidato per generare profitto consiste nell’inserire pubblicità all’interno dei propri contenuti. In questo caso, il messaggio dello sponsor viene integrato in maniera organica, attraverso menzioni, banner o sezioni dedicate, e posizionato a metà email, oppure all’inizio.
Quando arriva il momento di stabilire il prezzo per uno sponsor, non puoi limitarti a un numero a caso: devi sempre partire dai dati. In particolare, presta attenzione al CTOR (Click to Open Rate), al CPC (Cost per Click che, per newsletter autoriali ricche di link, oscilla solitamente tra i 3 e i 7 euro), al CPM, al CTR (Click Through Rate) e ovviamente all’open rate. Esistono benchmark di riferimento, come quelli di Campaign Monitor, che offrono una panoramica sui costi per settore, ma sono tarati più sulle DEM (Direct Email Marketing) che sulle newsletter editoriali. In ogni caso, non c’è un listino fisso: il valore di una sponsorizzazione dipende da diversi elementi, come l’engagement del pubblico, il posizionamento degli annunci, il settore di riferimento e persino aspetti intangibili come credibilità e l’autorevolezza del proprio personal brand. Come un buon punto di partenza puoi guardare ad un open rate stabile sopra il 30%, ma se vuoi c’è il calcolatore gratuito di Newsletter Italiane che può aiutarti a determinare il potenziale del tuo pubblico.
Ho chiesto a
, autore de , di darci qualche dritta per sfruttare al meglio questo tipo di opportunità.Quali strategie utilizzi per integrare in modo naturale e non invasivo i messaggi pubblicitari nei tuoi contenuti?
Nessuna strategia particolare: c'è un box all'inizio della newsletter (anni fa la mettevo in mezzo, ma spezzava il ritmo, penso fosse fastidioso). Vedo che qualcuno mette il testo alla fine, ma non ho mai provato. Pur collaborando, se lo sponsor me lo chiede alla stesura del testo, lascio la massima libertà. È comunque pubblicità, e quindi deve essere legata agli obiettivi del brand, non ai miei. Certo se vedo che il copy è troppo formale, cerco di dare un buon consiglio.
Quali metriche (CPM, CTR, engagement) ritieni siano le più significative per stabilire il valore di una sponsorizzazione nella tua newsletter?
Difficile dirlo: di solito direi il CPM, anche se da un marketer non esperto potrebbe essere considerato alto, rispetto ai social, anche se hanno un'attenzione molto più alta e spesso anche una migliore targetizzazione. Credo vada paragonato, il CPM delle newsletter, a quello della tv o della radio o dei podcast, mezzi ad alta immersione, non a quello dei banner o dei social media ads. L'altro KPI, che però, ho notato, dipende molto più dal contenuto che da me, è la lead e il CTR. Se pubblichi un contenuto interessante dietro al click, è normale che i click siano di più. Se pubblichi un'offerta di vendita, solo gli interessati in quel preciso momento cliccheranno. È così che funziona il digital marketing. Non considero rilevanti i like di Substack, coinvolgono solo una parte piccolissima dell'audience.
Quale metodo hai impiegato per determinare il prezzo ottimale delle sponsorizzazioni che proponi?
Un metodo vecchio come il mondo: domanda e offerta. Come per qualsiasi cosa, ci sono momenti dell'anno con più alta domanda, in cui i costi aumentano. In realtà, se fossi un compratore, andrei fuori stagione - spesso in luglio, agosto e dicembre si fanno ottimi affari, e le newsletter sono lette anche nei mesi "festivi": il calo delle aperture è di qualche punto, ma si può spuntare uno sconto rilevante.
Un’altra tipologia di sponsorizzazione che viene usata spesso è quella che consiste nell’inviare un’email interamente dedicata al brand da promuovere. In questo formato, il messaggio e il contenuto sono curati dall’inserzionista e approvati dall’autore - o viceversa - per garantire la coerenza per l’audience. Ovviamente, assicurati che sia il messaggio che il prodotto siano in linea con le aspettative dei tuoi lettori, e offri agli sponsor l’opportunità di fornire contenuti esclusivi o promozioni che possano realmente interessare il tuo pubblico. È più utile per lo sponsor, e per chi ti legge.
C’è una funzionalità interessante offerta dalla piattaforma BeeHiiv, ed è il cosiddetto Direct Sponsorship: un sistema che consente di proporre, in modo quasi automatizzato, pacchetti di sponsorizzazione e opportunità di crossposting tra newsletter. Su Substack (la piattaforma che ospita la mia e tante altre pubblicazioni), al momento, un’opzione simile non è disponibile, ma ipotizzo lo potrebbe essere in futuro.
Contenuti a Pagamento
Ci sono due varianti: il modello freemium e quello premium. Il primo prevede la distribuzione di contenuti gratuiti, e l’opzione di sbloccare materiale esclusivo tramite abbonamento mensile o annuale, mentre nel secondo caso l’intero contenuto della newsletter è accessibile solo dietro un paywall.
di ha implementato con successo il primo modello, offrendo contenuti di base gratuitamente e riservando approfondimenti extra agli abbonati paganti.Quali sono le principali differenze che hai riscontrato tra il modello gratuito e quello a pagamento in termini di open rate, conversione ed engagement della tua audience?
Dunque, bisogna tenere conto che io continuo a mandare la mia newsletter settimanale a tutta la audience e solo una parte del contenuto è riservata a lettori e lettrici paganti: da questo punto di vista l’engagement e l’open rate sono sempre gli stessi, tra il 45 e il 50%. Credo che una leggera diminuzione rispetto all’inizio sia dovuta alla crescita degli abbonati, visto che abbiamo raggiunto gli 11 mila.
Come decidi quali contenuti mantenere gratuiti e quali riservare esclusivamente agli iscritti paganti?
Ho attivato la possibilità di sostenere la newsletter già dallo scorso anno, ma solo dal 2025 ho pensato di offrire contenuti aggiuntivi agli abbonati a pagamento. Ho deciso di tenere la parte centrale della newsletter settimanale gratuita, ma mettere il paywall sulla “dataviz della settimana”, che so che è un contenuto molto atteso da chi mi legge, e sui link “utili” come tool e dataset. In più mando una newsletter aggiuntiva mensile con altri consigli culturali e l’analisi delle notizie del mese. Anche l’archivio della newsletter è a pagamento. Questa decisione dipende dal fatto che se tu sei un abbonato fedele l’archivio ce l’hai già dentro la tua casella di posta, ma se mi scopri per caso, magari proprio trovando tramite motore di ricerca il tema che ti interessa approfondire, e ti serve per lavoro, allora secondo me è giusto che si paghi per accedere. Io stessa mi sono abbonata a diverse newsletter per “restituire” quanto ho avuto in termini di contenuti utili nel mio lavoro di giornalista.
In che modo garantisci che i contenuti premium mantengano costantemente un alto valore aggiunto per giustificare l’abbonamento?
So che alcuni contenuti sono molto richiesti dalla community e in particolar modo cerco di garantire che la parte a pagamento sia in qualche modo sfruttabile da chi la riceve, per esempio avere link a dataset o tool che possono essere usati subito. Farò anche uscire una rivista cartacea della newsletter dedicata solo agli abbonati.
Quali strategie di marketing hai adottato per attrarre i tuoi iscritti gratuiti alla versione a pagamento?
Ho tenuto un forte sconto attivo per 2 mesi e spiegato che l’abbonamento serve a sostenere contenuti di qualità, come per esempio la presenza di ospiti esterni - che pago - per aumentare la diversità dei temi trattati. Penso che trovare un paywall nella newsletter settimanale sia stata comunque una forte spinta per sostenere anche la versione a pagamento.
Strumenti come Substack, Beehiiv o la controparte europea SteadyHQ, sono estremamente popolari tra i creator, perché consentono di impostare un piano a pagamento con pochi click appoggiandosi nativamente a gateway di pagamento come Stripe.
Un esempio di contenuto 100% premium è quello della newsletter di
, che ha adottato questo modello offrendo contenuti e approfondimenti esclusivamente dietro il pagamento dell’abbonamento mensile.Donazioni
Monetizzare attraverso le donazioni è una strategia che può rivelarsi efficace se il tuo pubblico è fortemente coinvolto e crede nel valore dei tuoi contenuti.
Su LetMeTellIt utilizzo Buy My A Coffee, ma ci sono anche altre piattaforme come Ko-fi o PayPal che si prestano alla raccolta dei contributi dai lettori, offrendo in cambio un senso di partecipazione attiva e supporto.
Spiega in maniera chiara come le donazioni aiutano a mantenere vivo il progetto e a migliorare la qualità dei contenuti. Rendi il processo di donazione il più semplice e immediato possibile, minimizzando eventuali ostacoli tecnici e ricorda periodicamente al tuo pubblico l’opportunità di supportarti attivamente, senza però risultare troppo invadente.
Sia chiaro: non è semplice ottenere guadagni consistenti, ma può essere una valida alternativa per arrotondare un po’.
Affiliazione
I programmi di affiliazione consentono di promuovere prodotti o servizi di terze parti, guadagnando una piccola commissione su ogni vendita, clic o iscrizione generata. In fondo a molte mie newsletter recenti, tra i tool consigliati, trovate spesso Meco: un servizio che, oltre ad essere fighissimo, riconosce anche dignitosissime percentuali agli affiliati. Ma qui vige una regola ferrea e scolpita nella pietra: si consiglia solo ciò che si conosce, si usa e si reputa davvero utile per chi legge. Io Meco lo utilizzo ogni giorno, ne conosco i pregi e i difetti, e lo segnalo perché credo possa semplificare la vita anche a voi, non perché qualcuno mi ha promesso una commissione. Potrei sponsorizzare prodotti fintech o crypto che mi frutterebbero commissioni alte più del doppio, ma non ci sarebbe alcuna tangibile utilità per te. In più (perché la trasparenza non è mai troppa) sulla pagina di informazioni della newsletter c’è sempre un disclaimer che spiega come quei consigli servano prima di tutto a portare valore a chi legge, e solo in seconda battuta a monetizzare.
Anche
di Giovanni Fabris sfrutta spesso questa modalità, promuovendo strumenti e risorse utili per il suo pubblico.Quali criteri utilizzi per selezionare i prodotti o servizi da promuovere tramite affiliazione?
L'unica sezione della newsletter in cui vengono inseriti link di affiliazione, è una parte appositamente dedicata ai "Lifetime Deals", ovvero delle offerte che prevedono una formula unica nel suo genere, consentendo di pagare una fee una-tantum, e ottenendo in cambio l'accesso a quel tool per sempre. Si tratta di offerte promosse da piattaforme come AppSumo, Dealify, SaaS Pirate, etc. che reputo di incredibile interesse e che, se scelte con criterio ed acquistate nel momento corretto, col passare del tempo, ti consentono di risparmiare centinaia e migliaia di euro. Io, personalmente, conto oltre 20 software acquistati in questo modo: Iubenda, Scribe, Wiser Notify, Tidycal, Taplink, Spott, Viral Loops, BotStar e molte altre ancora.
Quali strumenti di tracking o analisi ritieni indispensabili per monitorare l’efficacia delle campagne di affiliazione?
Oltre agli immancabili software di analytics (Google Analytics, Mixpanel, Supermetrics, solo per citarne qualcuno), uno strumento del quale non posso personalmente fare a meno è wecantrack. Si tratta di una piattaforma che permette di integrare centinaia di programmi di affiliazione, così da gestire e monitorare tutte le campagne e le conversioni da una sola dashboard.
Prodotti Digitali o Corsi di formazione
Un’altra opportunità interessante è rappresentata dalla creazione e vendita di prodotti digitali come corsi, guide o template.
I prodotti digitali hanno un vantaggio non trascurabile: costi di produzione e distribuzione vicini allo zero e margini di profitto che possono essere molto gratificanti. Qualche tempo fa avevo fatto un esperimento proponendo un archivio di link e risorse utili (su un database Airtable) che negli anni avevo condiviso con i lettori della newsletter e che aveva ottenuto bei numeri in termini di vendite. Oggi, tra l’altro, quell’archivio è disponibile gratuitamente per chi invita 3 amici ad iscriversi a LetMeTellIt.
Ma l’opportunità non si ferma certo qui: tutto ciò che può tradurre le competenze ed esperienze in valore concreto per il lettore può trasformarsi in un prodotto da proporre. Così ha fatto Vincenzo Cosenza, con
ed il lancio dei corsi dedicati all’intelligenza artificiale, dimostrando quanto possa essere strategico costruire un rapporto diretto e costante con la propria audience.Quanto ha contribuito al successo dei tuoi corsi o servizi, avere una newsletter come canale di distribuzione e promozione?
Molto, i primi corsisti erano per l'80% iscritti alla newsletter, anche se ora sta crescendo molto YouTube che è il mezzo col quale mostro la bontà dell'insegnamento (funge da proof of concept).
Vendita di servizi / consulenze
Se hai un posizionamento come punto di riferimento nella tua nicchia, potresti considerare anche la vendita di servizi professionali, come consulenze, coaching o supporto specializzato. Molti esperti si avvalgono della credibilità acquisita attraverso la propria newsletter per offrire servizi personalizzati, trasformando le proprie competenze in opportunità di business.
sfrutta proprio in questo modo.In che modo il posizionamento di STRTGY Notes ha contribuito a rafforzare la domanda per i tuoi servizi di consulenza o del tuo ultimo libro sugli OKR?
Il tema della strategia, e in particolare degli OKR, non è molto conosciuto in Italia e richiede una notevole quantità di energia per educare il mercato. La nostra newsletter ha contribuito proprio a questo, offrendo contenuti altamente educativi ed estremamente pratici. Alcuni lettori mi hanno fatto notare che raccogliendo i numeri più densi di valore, è come frequentare un mini MBA in gestione strategica e management. Grazie a questo approccio, la newsletter si è distinta nettamente dalle altre che si limitano a raccogliere riflessioni personali, link o tools. Il target sulla leadership aziendale, la verticalità dei contenuti e la densità di informazioni immediatamente applicabili hanno fatto sì che nella mente dei nostri lettori diventassimo il punto di riferimento per risolvere le proprie sfide strategiche.
Quali tattiche di marketing hanno avuto maggior impatto nel trasformare i tuoi lettori in clienti?
Tra le tattiche di marketing più efficaci, gli eventi, sia online che offline, rivestono un ruolo importantissimo. Incontrarsi fisicamente con i lettori ha un impatto notevole sulla fiducia che puoi costruire in loro. Non sei solo una persona che scrive a distanza, ma qualcuno che lavora insieme a loro, e questo è estremamente potente dal punto di vista relazionale.
Spesso partecipo anche ad eventi organizzati da altri, sia come speaker che come semplice spettatore. Questa componente di networking rafforza ulteriormente la relazione con la newsletter e crea continuità nei messaggi che arrivano nella casella di posta.
Community
Una newsletter può essere molto più di un semplice canale informativo: può diventare il punto di partenza per costruire una community esclusiva, uno spazio dove si ottiene accesso a contenuti ed opportunità che non si trovano altrove. In modo diretto, se parliamo di eventi dal vivo, sessioni di Q&A riservate, materiali extra, sconti dedicati a chi si iscrive ad un abbonamento, in modo indiretto se invece la community diventa qualcosa di parallelo alla pubblicazione della newsletter.
In questo caso è giusto citare il Digital Journalism Fest di
. È stato proprio lui ad ammettere come sia stato il mezzo più importante nella promozione dell’evento:Quanto si è rivelata importante la newsletter nella sponsorizzazione del Digital Journalism Fest?
Tantissimo, davvero tantissimo. Dico sempre che un iscritto alla newsletter vale almeno quanto venti follower sui social. Perché conquistare un posto nella casella email di qualcuno è infinitamente più difficile: richiede attenzione, interesse, fiducia. È lì che si crea un legame autentico, duraturo, mentre sui social l’attenzione scivola via in un attimo. Anche per il Digital Journalism Fest: la maggior parte dei presenti sia arrivata proprio grazie alla newsletter, più che ai social. È proprio lì che ho costruito davvero la relazione.
Naturalmente, come accade per ogni progetto, è fondamentale chiarire sin da subito quali vantaggi concreti offre l’abbonamento. Più trasparenza, meno promesse vaghe. Può essere utile anche strutturare più livelli di accesso, in modo che ciascun lettore possa scegliere quanto investire in base al valore che percepisce. Certo, richiede impegno: organizzare webinar, eventi, contenuti aggiuntivi e non è un lavoro da poco. Ma sono proprio questi dettagli a fare la differenza tra una community che funziona ed un semplice elenco di iscritti.
Merchandising
Il merchandising rappresenta una modalità di monetizzazione che, pur richiedendo una base di abbonati decisamente numerosa, può rafforzare il legame con il tuo pubblico. Vendere prodotti brandizzati (ad esempio t-shirt, gadget, tazze, stampe o altri oggetti personalizzati) permette di trasformare i lettori in veri e propri ambassador del brand. Morning Brew, per citare un celebre esempio, ha capitalizzato la sua identità di marca attraverso uno shop dedicato.
Alla fine, che tu decida di monetizzare attraverso sponsorizzazioni, contenuti a pagamento, donazioni, programmi di affiliazione, prodotti digitali, corsi o community a pagamento (o tutte queste insieme) la chiave resta sempre la stessa: coerenza, trasparenza e capacità di ascoltare davvero chi ti legge.
In fondo, il segreto è tutto qui: sperimentare, osservare e aggiustare il tiro. Non esiste una formula universale, ma esiste la combinazione giusta per te.
Pezzone di Julian Lehr che smonta l’illusione secondo cui le interfacce conversazionali (tipo Siri o Alexa, per intenderci) siano il futuro, sostenendo invece che siano inefficaci come meccanismo principale di input: lente, ridondanti e incapaci di competere con l’efficienza delle scorciatoie da tastiera, delle gesture o di altri sistemi di compressione dati.
Tutti parlano di Vibe Coding ma, alla fine, come funziona? Questo corso gratuito di Replit è un buon punto di partenza.
- : con l'AI si dice sempre di più che la SEO sia in declino, ma in realtà sta emergendo un nuovo tipo di SEO altrettanto potente, ovvero quella per gli LLM.
Si può creare una UI da zero utilizzando solo ChatGPT e Figma? Pare proprio di sì.
Come si fa un naming efficace? Ce lo spiega
.
Senza dirlo troppo ad alta voce, sta fiorendo dentro di me l’idea di abbandonare Substack, a causa di una deriva fin troppo social e algoritmica, e sto dunque iniziando a guardarmi intorno. Alcune soluzioni che sembrano essere interessanti sono Flodesk e SteadyHQ (numerose funzionalità e prezzi ancora accessibili) oppure Paragraph e Mirror, piattaforme di blogging e invio newsletter basate su blockchain. Da provare.
Lindy è una piattaforma che crea agenti AI in pochi minuti, e che lavora al tuo posto (o quasi). Progettata per automatizzare attività ripetitive e far risparmiare ore ogni settimana, si integra con strumenti come Gmail, HubSpot, Slack e mille altre ancora.
Dicevamo di Meco, dove posso godermi le mie newsletter preferite fuori dalla casella email in tutta calma, leggendole in modo più pulito. E l’app, sia per iOS e ora anche per Android, è fatta molto bene.
Questo numero vale davvero oro. E trovarmi poi citato è stata una sorpresa enorme, grazie davvero <3
grazie per tutti gli spunti ma soprattutto per l'ultimo. le alternative a Substack.