Ciao e Buon Anno!
Nessuna romantica review dell’anno appena trascorso perché so che sarebbe scontato e probabilmente noioso. Se leggi la mia newsletter da qualche tempo sai che l’unica cosa davvero importante che mi è capitata nel 2024 è stata la nascita di mio figlio. Tutto il resto è rumore bianco (no pun intended).
In compenso, posso provare a stilare una - decisamente sfidante, forse utopistica - lista, in ordine del tutto casuale, dei miei obiettivi personali per il 2025 che, da neo papà, saranno già di per sé difficili da raggiungere, ma oh, provarci non costa nulla.
Riuscire a dormire di notte per più di 3 ore di fila;
Tornare in palestra (o quantomeno fare un minimo sindacale di attività fisica);
Continuare a scrivere questa newsletter con sufficiente regolarità;
Continuare a far crescere Newsletter Italiane;
Scrivere e pubblicare uno o due libri: un saggio e/o un romanzo (per quest’ultimo ho già anche la trama, manca il resto);
Continuare a godere di buona salute;
Stare ancor più tempo con mia moglie e con i miei cari;
Diminuire la mia presenza sui social (non che sia tutto sto granché);
Resistere alla tentazione di avviare un canale YouTube o un podcast;
Organizzare un evento con i Newsletterati, magari un drink & meet;
Leggere più libri;
Seguire qualche corso di cucina o recitazione;
Imparare a fare qualcosa di manuale (il mio sogno è lavorare il legno);
Vedere i primi gattonamenti, passi o sentire le prime parole di Gianmaria;
Riuscirò a fare tutto?
Boh, ai posteri l’ardua sentenza.
Intanto, ti dico già grazie se sarai qui con me pure nel 2025.
Alla prossima,
Antonio
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La leggenda di Uber narra che, in una fredda notte del 2008 in quel di Parigi, Travis Kalanick e Garrett Camp non riuscirono a trovare un passaggio in auto per tornare in hotel. Pochi taxi, e limousine fin troppo costose. Fu allora che nacque l'idea del secolo: vendere un servizio luxury, a prezzi popolari e sempre disponibile con un semplice click (tranne che in Italia, ma questo non è colpa loro).
Bene, a noi utenti questa idea è piaciuta tantissimo.
Dopo Uber sono arrivate le consegne a domicilio di Deliveroo, Glovo, JustEat, ecc. e con esse un esercito di ciclisti carichi di borse termiche e guide - per usare un eufemismo - sportive.
Non ci siamo mai chiesti più di tanto, né delle condizioni di chi lavorava dietro queste startup, né del prezzo nascosto che qualcun altro avrebbe pagato. A noi è sempre importato più che altro premere un pulsante e avere la realtà, per un attimo, piegata ai nostri desideri. C’è un brand che si può considerare come il primo ad aver contribuito a dare vita ad un nuovo modello economico, quello della pigrizia, Amazon. Un’economia che non conosce classi sociali, perché a tutti piace sentirsi serviti e coccolati, o no?
E il bello di questa rivoluzione è che è stata resa facile, liscia, senza attriti. E senza - quasi mai - considerare le implicazioni economiche, culturali ed ambientali. Ma vabbè…siamo arrivati al 2025, ai Black Friday che si sono trasformati poi in Black Week, Black Month e al tutto e subito. L'intero mondo digital/tech si è messo al lavoro per eliminare ogni parvenza di barriera: il pulsante da premere è diventato così intuitivo ed immediato che l’interrogativo sulle reali necessità di acquisto di un determinato prodotto non ha più tutta sta rilevanza.
Noi tutti possiamo sentirci come dei Re, ricevendo qualsiasi cosa comodamente a casa. In pantofole.
Ma, sempre noi, siamo diventati dei moderni schiavi: compiliamo moduli, scannerizziamo codici a barre, prenotiamo biglietti online e perfino diagnosi. Siamo burocrati di noi stessi, sempre alla ricerca del prossimo affarone. L'automazione ci ha promesso una vita senza sforzi, ma ha finito per darci un lavoro invisibile: essere utenti è diventato a tutti gli effetti un secondo lavoro.
Ma a causa di una sorta di legge del contrappasso, siamo diventati pigri con tutto il resto, ma così pigri che non abbiamo più nemmeno voglia di vederci una serie tv o un film completo su Netflix, ma preferiamo tenerli in background, mentre facciamo altro (leggi: scrollare il nostro smartphone).
“Una volta ero un subacqueo nell'oceano delle parole. Adesso volo sulla superficie come un uomo su una moto d’acqua”, scrive Nicholas Carr in “The Shallows: What the Internet Is Doing to Our Brains”. Questa metafora illustra perfettamente l’erosione della lettura profonda, quella che richiede maggior concentrazione e lentezza.
I colpevoli si sanno, ovviamente: i social. Brevi tempi di attenzione, ricerca incessante di dopamina e dipendenza dal doom scrolling, le cause sembrano altrettanto ovvie. E quasi a sottolineare la portata del fenomeno, è stata nominata come parola dell'anno il termine brain rot, ovvero la stupidità digitale che ci porta ad avere una memoria costantemente buggata.
Qualche settimana fa, a tal proposito, è nata una discussione su Linkedin con un utente che sosteneva che no, non siamo davvero brainrot, ma che è solo un riflesso dei nostri tempi. Anzi, a suo dire, non siamo mai stati così intelligenti.
Rileggendo le statistiche e le analisi approfondite di questo bell'articolone, mi verrebbe da pensare l’esatto opposto. Ma, si sa, il mondo è bello perché le opinioni sono tutte valide, fino a prova contraria.
Quindi magari, sì, non siamo diventati deficienti, ma solo incredibilmente pigri.
Prof. Scott Galloway analizza come gli influencer stiano sostituendo i brand tradizionali. La spiegazione è presto detta: la Generazione Z passa 109 giorni all'anno davanti agli schermi, causando ansia e solitudine e il 12% degli americani non ha amici stretti (era il 3% nel 1990). Ecco che, quindi, la solitudine spinge alla ricerca di connessioni online, dove piattaforme come TikTok e Instagram favoriscono contenuti con dei volti umani. Inevitabile, dunque, che gli influencer, più che i brand, catturino attenzione e fiducia, diventando le nuove icone degli utenti più giovani.
Un'idea particolarmente interessante che emerge dall'articolo del solito Tomas Pueyo è che i geni moderni potrebbero nascondersi in ambienti che non consideriamo tradizionali per il genio. Mentre in passato il genio era associato a discipline come l'arte, la letteratura o la scienza, oggi potrebbe emergere in campi tecnologici, startup, biotecnologie o addirittura nei social network. Stai a vedere che Mr.Beast o Nolan sono davvero due geni?
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Una collezione di prompt utili per creativi e strategist da parte di Google Gemini.
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Globe Explorer è un tool di intelligenza artificiale che consente di generare una pagina stile Wikipedia su qualsiasi argomento di tuo interesse, con l’aggiunta di audio, video e immagini. Molto simile c’è anche Storm, un progetto dell’Università di Stanford (ma solo in inglese).
Frame.io è una piattaforma di collaborazione video basata su cloud che semplifica il flusso di lavoro creativo. Permette ai team di caricare, condividere e rivedere contenuti multimediali in tempo reale, facilitando il feedback diretto su ogni frame del video. Ideale per editor, registi e creativi, garantisce un controllo preciso durante tutte le fasi della post-produzione.