Buongiorno da Alghero!Ā
Mi avete scritto in tanti dopo lāultima edizione e mi pare di aver capito che il nuovo percorso sia di vostro gradimento. Non so se un pensiero comune, boh, ma tanto basta per continuare su questa strada. E sono contento che siate ora oltre 7000 ad aver deciso di iscrivervi alla newsletter. Certo non un numero fantasmagorico, ma per un emerito sconosciuto che non ha un seguito cosƬ folto altrove ĆØ un risultato importante (più avanti spiego il perchĆ©).
E quindi, grazie.
Oggi parlo della piattaforma che ospita questa e tante altre newsletter, Substack, e ne ho approfittato per fare un paio di domande a due autori che da anni la usano per restare in contatto con i propri iscritti.
Lāedizione di oggi ĆØ supportata da Qonto, la soluzione in grado di semplificare e digitalizzare la gestione finanziaria e contabile del tuo business online a tutto tondo e che puoi provare gratuitamente per 30 giorni (sai bene quanto ĆØ fondamentale semplificare quando di mezzo ci sono i danĆØ).
Noi ci rileggiamo a fine mese, ma solo se avrò qualcosa di interessante da dire, oppure su Threads, che ancora non ho deciso come usare.
Enjoy!
Antonio
PS: Lo so, questo post ĆØ lunghetto e potrebbe essere tagliato da alcuni client di posta elettronica tipo Gmail. Clicca qui per leggerlo online in tutta la sua magnificenza.
Nel 1999 c'erano solo 23 blog in tutto il web. Dopo alcuni anni divennero milioni e la loro influenza ricevette un nome ben preciso: blogosfera.
Dai primi warblog (o milblog), scritti da militari americani per portare lāopinione pubblica dalla loro parte e difendere l'intervento in Afghanistan, a quelli che milioni di persone scrivevano per diffondere idee e conoscenze in più lingue ed in tutto il globo. Cultura, scienza, tecnologia, politica ma anche sport, fai da te, cucina, collezionismo. Davvero qualsiasi argomento poteva essere oggetto di un blog.
La nascita dei blog ĆØ stata quindi una rivoluzione tecnologica, certo, ma anche storica.
Beppe Grillo, ha sfruttato la popolaritĆ del suo per creare e promuovere un partito politico e Chiara Ferragni con The Blonde Salad ha raggiunto lo stardom mondiale, raccontando la sua vita privata ed il suo amore per il fashion.
Grazie ai blog, per la prima volta, sono stati gli individui - e non i media - a dominare la narrativa online. I giornali credevano ancora quasi esclusivamente nella carta stampata, trascurando lāimportanza del digitale, lasciando cosƬ un vuoto che i blogger hanno saputo colmare fino a diventare, in alcuni casi, loro competitor.
Arriviamo ai giorni nostri.
I social network e Youtube ne hanno ridotto sensibilmente la visibilitĆ , e la figura del blogger viene quasi spazzata via da quella dellāinfluencer o creator.
Almeno fino al 2017, anno di nascita di Substack.
Volendo semplificare più possibile: Substack ĆØ una piattaforma che consente a tutti di pubblicare una newsletter ed inviarla ai propri iscritti. Soluzioni come Tinyletter (che chiuderĆ per sempre a Febbraio), Mailchimp o molte altre fanno lo stesso ma con una differenza sostanziale: Substack ĆØ stata la prima ad aver dato la possibilitĆ agli autori di farsi pagare per i loro contenuti, fornendo loro il pieno āācontrollo sullāelenco di iscritti e molti strumenti fino ad allora riservati solo a giornalisti e organi di stampa.
Le pubblicazioni più famose presenti su Substack riguardano politica, tecnologia, economia, cultura, musica e cinema ma vanno forte anche letteratura, gaming, viaggi e fumetti. Il resto degli argomenti trattati è molto frammentato e non troveremo una tale distribuzione in nessun quotidiano, programma radiofonico o televisivo, ma proprio questa frammentazione è la sua forza. Anche perché quelli che scrivono non sono giornalisti o scrittori, o almeno non tutti.
La maggior parte di chi pubblica su Substack ĆØ un autore non professionista che non si guadagna la pagnotta scrivendo. Alcuni pochi eletti invece vivono (e bene) della propria newsletter. Una buona percentuale di questi sono professionisti che vogliono integrare il proprio reddito, promuoversi con essa o sfruttare un canale alternativo con cui raccontare cose che sui media tradizionali non possono o non vogliono pubblicare.
Ma qual è il segreto del successo di Substack? E perché è il posto giusto per chi scrive o crea contenuti online, oggi?
La scrittura online ha attraversato molte fasi: prima è arrivata la democratizzazione dell'editoria grazie al cosiddetto giornalismo partecipativo (o citizen journalism) i cui effetti sono ancora vivi. I media tradizionali non avevano più il monopolio. Successivamente i social hanno offerto la possibilità che i blog si aprissero a micro-nicchie e micro-contenuti dando la possibilità di diventare virali e raggiungere un pubblico molto più vasto. In questo percorso si sono succedute varie piattaforme che, come Medium, Wattpad, Blogger o Wordpress, cercavano di semplificare la pubblicazione per chiunque ne avesse la necessità .
Ma tutte queste soluzioni avevano alcune lacune.
Wordpress (nella sua versione hosted) ĆØ un circuito chiuso, che non consente lāinvio ed il controllo di email. Medium iniziò proponendo dei sistemi per far pagare gli autori in base al numero di lettori, ma non era possibile avere controllo sulla lista degli iscritti, cosa che Substack invece fa di default. Sempre Medium o Wattpad, offrivano letture consigliate, ma non controllavano quali, Substack invece ha risolto questo problema con le raccomandazioni personalizzate in base ai gusti dellāutente. Un algoritmo mutuato da quello dei social e una novitĆ importantissima per tutti gli scrittori.
Chi scrive sa bene che crescere ĆØ difficile se non hai una fanbase che ti porti dallāesterno e che la discoverability delle newsletter non ĆØ delle migliori.
Hamish McKenzie, founder di Substack, nel rispondere alla riflessione di Matt Karolian secondo cui potremmo prestissimo entrare in un inverno delle newsletter, afferma che la ragione principale deriva dalle modalitĆ di accesso alle informazioni per questo mezzo di comunicazione. In parole povere, gran parte delle newsletter arrivano direttamente nella casella di posta ma non vengono indicizzate dai motori di ricerca. Ma Substack non ĆØ solo una piattaforma per inviare email:
ā¦when we started Substack, we werenāt really thinking about it as newsletters. We started off just calling them subscription publications for which email and the web were equally important, and inseparable, layers. We later switched to saying newsletters simply because that was easier for people to instantly understand. We figured that once they started using Substack theyād see it was much more than just a newsletter.
Insomma, sarebbe meglio chiamarle pubblicazioni, più che newsletter. Proprio perché sono anche indicizzate sui motori di ricerca.
Il segreto di Substack ĆØ stato quindi quello di aver saputo unire il meglio delle newsletter, dei blog e mutuare al contempo anche alcune leve dai social network. La sua forza ĆØ quindi quella di essere sia piattaforma di distribuzione, che di lead generation permettendo di far crescere la propria audience in modo organico: il suo sistema interno di raccomandazione ĆØ in grado di generare nuove iscrizioni (una novitĆ per le newsletter, come i blogroll o webring di una volta).
Forse uno dei primi in Italia ad aver dato fiducia a Substack ĆØ stato Pietro Minto, giornalista e scrittore, con la sua newsletter
che ĆØ attiva dal 2014 e conta oltre 16.000 iscritti che ricevono ogni settimana una carrellata di articoli e link strepitosi.Inevitabile quindi chiedergli un paio di cose su newsletter, editoria ma non solo.
Qual ĆØ stata la tua esperienza nel creare una newsletter, quali consigli daresti a chi desidera avviarne una e qual ĆØ la tua previsione sulle newsletter autoriali come mezzo di comunicazione nei prossimi anni?
LMB ha ormai nove anni, ĆØ nata in un momento in cui praticamente non cāerano newsletter in italiano. Ora il panorama ĆØ diverso, un poā saturo forse, ma se una persona ĆØ presa bene, appassionata e ha individuato una nicchia, unāossessione, un hobby o quello che ĆØ, lo spazio si trova. Il consiglio sarebbe quindi di essere specifici e precisi. E brevi, ma questa ĆØ una cosa mia.
Nel tuo libro "Come annoiarsi meglio" affronti il tema della noia e del tempo libero nell'era digitale. Come pensi che la tecnologia continuerĆ a influenzare il nostro rapporto con il tempo e come la noia possa influenzare la creativitĆ e l'innovazione nel futuro prossimo?
Me lo sto chiedendo molto in questi mesi, con le IA generative e la prospettiva ā per alcuni positiva! ā di rendere la creativitĆ un processo informatico. Non sono convinto che sarĆ cosƬ facile, quel che ĆØ certo ĆØ che le cose più medie/mediocri sono sempre più riproducibili con le IA, almeno in parte. Mi concentrerei sul resto, quindi.
Quali sono le sfide e le opportunitĆ che vedi per scrittori e giornalisti nell'era digitale in costante evoluzione?
Credo che questo sia un momento di profonda transizione ed ĆØ quindi difficile, almeno per me, fare previsioni. Adesso ĆØ tutto TikTok, però non ĆØ detto che sarĆ cosƬ per sempre ā o fra tre anni. Sicuramente uno scrittore oggi può anche fare contenuti video con facilitĆ , ed ĆØ una bella possibilitĆ ; per chi (come me, peraltro) vorrebbe concentrarsi sulla parola scritta, forse ĆØ più difficile. Lāunico modo di farcela ĆØ provare, sperimentare e fallire.
Hai scritto - e scrivi - di internet su internet, esplorando il suo impatto sulla societĆ . Quali sono le principali sfide etiche che vedi emergere dall'evoluzione di tecnologie come lāIA e del tutto connesso?
La questione del copyright, innanzitutto, il fatto che alcune IA possano di fatto plagiare stili e scrittori diversi. CāĆØ poi il fattore economico: generare contenuti con le IA potrebbe abbassare il valore dei contenuti in generale, che giĆ oggi non ĆØ altissimo. Ć quindi necessario trovarsi, costruirsi, uno stile proprio, personale, un punto di vista o una credibilitĆ personale: tutte cose che le IA non hanno. Ma ci vuole tempo.
Quali sono le tue fonti dāispirazione principali e da dove provengono tutti i tuoi link molto belli? (se si può dire) š
Non te lo dirò mai! (Un sacco di siti, blog e newsletter, il caro e vecchio www.)
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Un altro decano delle newsletter ĆØ Rocco Rossitto che dal 2014 invia quotidianamente
, ospitata anchāessa su Substack. Al lavoro di advisor e consulente freelance di comunicazione affianca interventi in convegni di settore, in corsi di formazione e in master universitari. Insegna Storia e Teoria dei Nuovi Media presso Abadir, Accademia di Design e Comunicazione Visiva a Catania. Nel 2023 ha pubblicato Perdersi in Rete. Guida pratica per persone curiose.Ho voluto fare un paio di domande anche a lui.
Qual ĆØ stata la tua esperienza nel creare una newsletter longeva come āUna cosa al giornoā e quali consigli daresti a chi desidera avviarne una?
Come faccio a raccontarti quasi dieci anni in poche righe? Una cosa al giorno nasce ai primi di marzo del 2014 e la prima cosa la inviamo il 24 marzo 2014, che ĆØ la data ufficiale di nascita.Ā
Allora non cāera un panorama cosƬ folto di newsletter, ma va detto che non era neanche qualcosa di futuristico, ovviamente. La newsletter ha questi cicli di popolaritĆ , mettiamola cosƬ.Ā
Nel 2014 era in una fase calante perchĆ© i social erano predominanti non tanto in termini di persone che li utilizzavano, quanto in termini di considerazione. Decisi allora di andare dove cāera meno attenzione e dove mi interessava rivolgere lo sguardo: dare la possibilitĆ di ricevere una email del mattino con qualcosa che non ti aspetti. Stimolare piacere e curiositĆ in maniera casuale. La caratteristica di Una cosa al giorno, che nel tempo ha fatto piccolissime modifiche al suo essere, ĆØ quella di avere un titolo, una riga massimo due di testo e un bottone con scritto CLICCA. Nel 90% dei casi il tutto non ti fa capire cosa aprirai cliccando sul link. Comunque nel 2014 cāerano giĆ molte newsletter in giro, ma non molte sono sopravvissute in questi anni.
Avere una newsletter quotidiana ĆØ una esperienza che ancora ora mi stimola molto, con tanti alti e bassi ovviamente, ma con una bilancia che pende a favore del piacere. Sono un poā stanco, lo ammetto. Ma so anche che non ho nessun obbligo di farla perchĆ© devo, ma solo perchĆ© voglio.Ā
E il giro di boa dei dieci anni mi ha accesso una serie di lampadine.Ā
Sul consiglio da dare, ho una slide che uso sempre negli incontri, nei workshop, nelle lezioni, ed ĆØ questa: FARE PER CAPIRE E NON CAPIRE PER FARE. Se vuoi fare una newsletter non cāĆØ niente da capire prima, la devi fare. SƬ, puoi leggerti un poā di consigli da chi ha dieci anni alle spalle, ma anche no. Io non ho letto nulla prima di fare Una cosa al giorno, Falla, fregatene dal mio punto di vista.Ā Dico questo perchĆ© ogni āoggettoā di comunicazione non ĆØ replicabile, ci sono mille varianti. Non esistono formule, esistono tentativi.Ā
Parlami di questa āserie di lampadineā, che succede per i 10 anni?
Allora, succederanno alcune cose, ma non anticipo nulla. Posso però dirti che una di queste è successa e si chiama Perdersi in Rete, Guida pratica per persone curiose. à un libro digitale che può essere scaricato gratuitamente.
Ć una raccolta di luoghi in rete raccontati: una guida a tutti gli effetti. Una sorta di the best of, ma dentro cāĆØ una selezione super filtrata di link condivisi in questi anni e anche cose più recenti. Anche qui mi sono mosso in maniera un poā sghemba: a chi può interessare un libro che segnala siti internet? Io ero convinto che poteva essere un oggetto interessante, sicuramente unico (non conosco altre guide per perderti in rete, o comunque guide che parlano di siti internet).Ā
Beh devo dirti che sto avendo feedback molto positivi e questo mi fa molto piacere: il libro viene scaricato sia dagli iscritti, ma anche da persone che non seguono la newsletter. Che arrivano grazie a segnalazioni presenti sui social o in altre newsletter come avvenuto grazie a Valentina Aversano con la sua Posta Creativa, ad Andrea de Cesco con Questioni dāOrecchio , a Mafe de Baggis con la sua Koselig. Beh va detto che Mafe ha scritto anche una delle due introduzioni insieme a Simone Sbarbati, co-founder e direttore editoriale di FrizziFrizzi. Poi cāĆØ la super copertina di Francesco Poroli che ha dato un bel vestito al libro. Altra cosa bella, connessa, ĆØ quella di essere stato ospite di Hacking Creativity con Federico Favot ed Edoardo Scognamiglio. LƬ ho āsmazzatoā dieci link del libro, cosƬ se uno ĆØ curioso può capire meglio di che si parla.
Fammi dire un ultima cosa: il libro ha una versione cartacea in tiratura limitatissima, ma non cāĆØ un modo preciso per averlo al momento, non al momento al meno.Ā
Come dicevo, mi piacciono le cose sghembe, la via retta ĆØ per chi ha fretta!
E secondo te, quali sono le principali sfide delle newsletter nel lungo termine?
Sicuramente la costanza, di chi la fa e di chi la riceve. Io su Una cosa al giorno ho avuto e ho un ricambio enorme di iscrittÉ, ma ho anche uno zoccolo duro che ĆØ lƬ dagli inizi, poi ci sono persone arrivate in corso dāopera che restano, altre che si cancellano - per fortuna - nel giro di 3-4 giorni. Quindi il principale problema ĆØ avere la forza di continuare nel tempo, di prenderti delle pause se necessarie, di riprendere se hai voglia. Di chiudere un progetto se non si hanno più stimoli. Sempre nel 2014, ad esempio, avevo messo su una newsletter settimanale verticale sul food che si chiama Salsetta.Ā
Abbiamo fatto 100 numeri e poi lāabbiamo chiusa. Aveva anche un bel numero di iscritti, ma non avevamo più stimoli. CosƬ vale per chi ĆØ iscritto: non seguire una newsletter che non ti piace più. Cancellati, dai un segnale, scrivi una email. Ecco la newsletter ĆØ un corpo vivo: ti entra dritto nella casella di posta, cāĆØ un rapporto di prossimitĆ importante. Quindi la sfida più grande ĆØ mantenere vivo questo rapporto nel tempo. Ć accettare che qualche numero sarĆ meno bello degli altri, meno utile, meno qualcosa. Altri che funzioneranno meglio. Va accettato sia da parte di chi scrive sia da parte di chi legge
Quali sono le principali sfide etiche che vedi emergere dall'evoluzione di tecnologie come lāIA e del tutto connesso?
Io penso che il problema più grande rispetto allāevoluzione delle tecnologie ĆØ che ci siano gli umani dietro. Ć una battuta certo, ma ĆØ anche una veritĆ . Non possiamo sapere se āle macchineā da sole diventeranno più cattive degli umani. Ć probabile che āuna macchinaā diventi molto cattiva per volere umano. Per tutto il resto, ne parliamo tra dieci anni.
Quali sono le tue fonti dāispirazione principali e da dove provengono tutti i tuoi link che finiscono nella newsletter (se si può dire)?
Sorrido perché spesso capita di parlarne e qualcuno pensa che io abbia tutto super organizzato. No, ti dico il vero: ogni tentativo di organizzazione metodologica attivato negli anni è fallito miseramente.
Io vado, per citare la "Canzone Di Oggiā dei Marlene Kuntz, "a zig zag nel caosā. Questa ĆØ la pura veritĆ perchĆ© cerco di variare tipologia di contenuto e cerco di condividere qualcosa che penso sia poco conosciuta o non ancora conosciuta, non sempre ci riesco, ma da li parto. Poi cāĆØ una parte importante: molte segnalazioni arrivano dagli iscritti che spesso e volentieri mandano link strepitosi. Quindi ĆØ un poā un caos lo ammetto, ma alla fine ĆØ solo Una cosa al giorno ;-)
Nellāultima newsletter ho citato lāacronimo VUCA, usato per descrivere il clima di incertezza politica ed economica che stiamo vivendo negli ultimi anni. Alberto, un iscritto, mi ha fatto notare che in realtĆ questo concetto ĆØ ormai superato e rimpiazzato da BANI, che sta per Brittleness, Anxiety, Non-linearity e Incomprehensibility. Se non hai compreso granchĆ©, non disperar: a dare una spiegazione più articolata ci ha pensato questo articolo.
Un post che decifra il modo in cui, nell'industria ultra competitiva della bellezza, le community sono il vero cuore pulsante dei brand, mossi solo in secondo luogo dalla tecnologia. A tal proposito, Alessio Fattorini ci spiega come creare una community da zero, grazie a 10 suggerimenti. Via
.Toh, un sondaggio che presenta una visione ottimistica da parte dei CMO, che affermano come grazie all'AI la produttivitĆ delle vendite ĆØ migliorata in media del 6,2%, la soddisfazione del cliente 7,0 % e le spese generali di marketing sono diminuite del 7,2%. Nel mentre anche Mastercard lancia un servizio basato sullāintelligenza artificiale che si integra nativamente con le piattaforme di ecommerce. Per concludere: invece di togliere posti di lavoro, ĆØ più probabile che lāautomazione basata sullāintelligenza artificiale creerĆ posti di lavoro altamente qualificati e genererĆ occupazione per i lavoratori più giovani. Un recente rapporto della BCE cerca di tranquillizzare gli animi, anche se mi sembra ancora troppo presto per capire realmente cosa accadrĆ in futuro.
Le campagne più cool del 2023 si sono ispirate pesantemente - pensa te - agli anni ā80.
Aziende storicamente legate al food come Kosterina, Poppi e Kellogg's stanno collaborando con brand beauty e hanno lanciato prodotti come oli per il corpo, lucidalabbra e smalti. Dal punto di vista del marketing ha senso: aumentare le dimensioni del carrello e la notorietĆ del marchio. Resta da vedere come lo interpreterĆ il consumatore: scelta azzeccata o opportunistica?
Ora vi faccio scendere una lacrimuccia: vi ricordate di Microsoft Encarta?
Un metodo carino per trovare copy creativi grazie a Reddit (che, ribadisco, ĆØ la mia piattaforma prefe).
Questa risposta di The North Face a un video virale di un cliente scontento su TikTok ĆØ una lectio magistralis di comunicazione.
I libri migliori del 2023 secondo il New York Times ed Esquire. Disclaimer: non ne ho letto manco uno.
Ecco il tradizionale report di Google Trends sulle parole e gli argomenti più cercati del 2023.
Un paio di idee per il 2024 da chi, di advertising, se ne intende parecchio: il 2023 Most Contagious Report. Visto che siamo in tema di previsioni, Pinterest dispone di informazioni uniche sulle tendenze future ed ogni anno vengono raccolte in un interessante rapporto chiamato Pinterest Predicts, presente anche in italiano. E anche il Creative Trends 2024 di Adobe merita. Tonalità del 2024 secondo Pantone? Il Peach Fuzz, ribattezzato dai più il colore del pollo crudo.
Supernotes
Una spruzzata di Notion, un pizzico di Calendar, un nonnulla di Obsidian ed ecco a voi Supernotes, lāapp dedicata alla produttivitĆ ed alla costruzione di un proprio sistema di personal knowledge management.
Strut
Strut ĆØ un'app pensata appositamente per gli scrittori che offre spazi di lavoro collaborativi e flessibili. Si distingue per unāinterfaccia minimale, le numerose opzioni di editing e gli immancabili comandi IA per gestire al meglio i vari flussi di lavoro. Unica pecca, non ĆØ attualmente disponibile lāapp per smartphone, ma solo quella web.
:-) forse mi sono allungato un po'!
Grazie, interessantissimo. Giusto la settimana scorsa ho provato a tirare le somme della mia piccola newsletter, se vuoi dare un occhio https://shorturl.at/akoMQ
Ciao