Come cambieranno le ricerche sul web
per merito (o colpa) dell'IA (e di Big G.)
Ben ritrovate e ritrovati,
scusate lāassenza, ma rieccoci qui.
Non sarebbe stato etico, da parte mia, non sfruttare la mia - seppur minuscola - audience per veicolare un messaggio che conta davvero. E quindi ne approfitto per lasciarti qui i contatti, intestazione, IBAN e tutte le altre indicazioni fornite dalla Regione Emilia Romagna per effettuare una donazione e dare cosƬ sostegno alle famiglie e alle realtĆ colpite dallāalluvione.
A: Agenzia per la Sicurezza Territoriale e Protezione Civile dellāEmilia-Romagna
Causale: Alluvione Emilia-Romagna
IBAN: IT69G0200802435000104428964
Per donare dall'estero, codice BIC Swift: UNCRITM1OM0
A presto,
Antonio
Ć innegabile: lāintelligenza artificiale sconvolgerĆ il modo con il quale facciamo le ricerche online. E quanto annunciato da Google avrĆ la portata di una vera e propria bomba atomica per tutto il comparto del digital advertising.
Nel 2011, la rinomata societĆ Andreessen Horowitz lanciĆ² questa previsione: il software divorerĆ il mondo. Ora, nel 2023, sarebbe il caso di rivederla.
Prima di tutto, ĆØ bene ricordare che Google non ha certo atteso il 2023 per integrare algoritmi di intelligenza artificiale nel suo motore di ricerca. Da tempo ha tratto vantaggio dai dati degli internauti per affinare i risultati. CiĆ² che cambia ora ĆØ che lāutente non dovrĆ piĆ¹ scorrere un elenco interminabile di link nella speranza di trovare le risposte che cerca. Questo sarĆ , da qui in poi, compito esclusivo dellāIA.
Il software che riuscirĆ a dispensare le risposte piĆ¹ attendibili e veritiere diventerĆ il top of mind. E non ĆØ scontato che a farlo sia proprio Google. Certo, il colosso di Mountain View continua ad avere dei dataset non da poco. Ma sarĆ abbastanza?
Quando ci si ferma un attimo a riflettere su come funzionano i motori di ricerca, si percepisce appieno la loro portata. Come farebbe un sito a farsi conoscere, se Google non esistesse? Oltre a fare affidamento su carta stampata, influencer o OOH, stento a immaginare come un sito possa essere scovato se non puĆ² sfruttare una base di utenti come quella che bazzica i motori di ricerca. Tuttavia, che Google Search rinnovi o meno la sua interfaccia, per noi piccoli pesci cambierebbe poco o nulla. Ma per le balene dell'industria, la musica potrebbe cambiare. E di tanto.
Infatti, dalle primissime indicazioni pervenute sulla futura evoluzione della Search, denominata Search Generative Experience (SGE), si evince come il sistema si appoggi al web aperto che PaLM 2 (il GPT di Google, per intenderci) analizza quotidianamente.
Esso fornisce risposte basandosi su ciĆ² che trova in un determinato momento. Tutto ciĆ² avviene direttamente nella classica pagina dei risultati che tanto bene conosciamo, ancor prima di mostrare i link pertinenti. Anni di analisi comportamentali ci hanno insegnato che i primi tre risultati sono statisticamente i piĆ¹ cliccati (piĆ¹ del 50%). Posizionandoli in testa, nella stragrande maggioranza dei casi gli utenti saranno soddisfatti da tali risultati e non avvertiranno il bisogno di visitarne altri per trovare le informazioni (pare che il vero dark web si celi dietro la seconda pagina di Google, lol).
In questo senso, PaLM non si preoccupa di scovare la risposta esatta, ma restituisce un insieme di informazioni altamente probabili dopo aver esaminato migliaia di link sul web. Se in dieci siti diversi rileva che una biblioteca apre alle 9 del mattino, darĆ questa risposta perchĆ© ĆØ quella che ha riscontrato con maggiore frequenza ma non sottopone a verifica la veridicitĆ dellāinformazione stessa o l'autorevolezza delle fonti.
In un certo senso, un approccio predittivo simile ai suggerimenti di ricerca.
Siamo arrivati al nocciolo della questione: se, come immagino, gli utenti - piĆ¹ pigri che mai -Ā si accontenteranno delle risposte fornite direttamente da Google senza visitare quelle fonti che hanno fornito quellāinformazione, allora perchĆ© preoccuparci dell'estetica, dell'accessibilitĆ , velocitĆ o della struttura delle categorie di un sito web? Se sarĆ pur sempre fondamentale mantenere una vetrina per i grandissimi brand, cosa accadrĆ invece a tutte quelle imprese che stanno nel mezzo, ai blog o ai brand indipendenti che lottano per un pizzico di notorietĆ online e che dispongono di risorse limitate (oggi piĆ¹ che mai)?
Abbiamo strumenti che ci consentono di monitorare quanti visitatori atterrano su una landing page quotidianamente, quali pagine esplorano, da quali canali provengono cosƬ da conoscere meglio il nostro pubblico e dedicare particolare cura ai contenuti che funzionano di piĆ¹ per loro. Davanti ad una potenziale decrescita del traffico, tali informazioni diminuiscono sensibilmente, e capite bene che questo puĆ² diventare un grosso problema.
In ogni caso, possiamo ancora parlare di ricerca? Nelle loro prime iterazioni, Google e Bing parlano di conversazione. Questo mutamento lessicale testimonia una trasformazione epocale: non si tratta piĆ¹ di una ricerca tradizionale in cui l'utente scova le informazioni di cui ha bisogno, ma di un'interazione con un sistema che rimane ricettivo ai dettagli forniti quando e come necessario.
A questo punto non sarebbe folle pensare che i motori di ricerca, per come li conosciamo ora, un domani si estingueranno.Ā Una volta che gli utenti si saranno abituati a un nuovo modo di reperire le risposte, se le aspetteranno ovunque. Questa ipotesi si basa sulla teoria del buono abbastanza. Potremmo leggere tutti gli articoli di un quotidiano da capo a coda, diventare esperti di cambiamento climatico, politica, calcio e cucina, ma la realtĆ ĆØ che la stragrande maggioranza dellāutente medio, si limiterebbe a leggere quasi sempre le informazioni fornite nelle prime tre righe del SGE. Non ĆØ piĆ¹ necessario conoscere ogni singolo dettaglio o leggere lunghe pagine di Wikipedia alla ricerca di informazioni utili, ci si limiterĆ all'essenziale, con Bard, ChatGPT, Bing e chissĆ cosāaltro che saranno piĆ¹ che sufficienti.
E poi cāĆØ TikTok. Ne avevo parlato tempo fa su questi schermi.
Il passaggio delle ricerche verso i social network ĆØ piĆ¹ di un semplice grattacapo per Google, che nonostante i suoi sforzi non ĆØ mai riuscita a imporsi in questo ambito. TikTok ha colto l'enorme opportunitĆ e continua a promuovere aggressivamente il suo motore di ricerca. Pure questo potrebbe essere determinante nel cambiare le nostre abitudini di ricerca.
Inevitabilmente, l'interfaccia di una conversazione cambia la nostra relazione con i risultati di ricerca, forse piĆ¹ dei risultati stessi. Sappiamo che il design puĆ² influenzare significativamente il comportamento online, e non c'ĆØ motivo di dubitare che sarĆ cosƬ anche con le conversational interfaces che stiamo iniziando a vedere ultimamente. Anche se i link verranno forniti come fonti, nulla ci assicura che faremo effettivamente clic su di essi.
Se guardo ancora piĆ¹ lontano, prevedo un sistema in cui verranno integrate funzionalitĆ di ricerca, potenziate dallāIA, su app di terze parti o anche su device hardware (potremmo avere ChatGPT integrato nel nostro frigorifero a fornirci una ricetta gustosa, spiegarci come cucinarla con gli ingredienti al suo interno ed eventualmente ordinare quelli che mancano).
Tuttavia, la principale sfida in questi casi sarĆ la fiducia che saremo disposti a riporre nel sistema. Fino a che punto ci fideremo delle loro risposte? Quando saremo pronti ad abbandonare completamente i tradizionali risultati a favore di risposte fornite esclusivamente da queste interfacce?Ā
La questione della fiducia, dunque, sarĆ fondamentale per determinare il successo o il fallimento dei nuovi motori di ricerca del futuro.
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Se diminuisce la visibilitĆ dei siti (e quindi i guadagni pubblicitari: penso soprattutto a blog e siti di news) diminuiranno anche i contenuti (e da prima la loro qualitĆ ) ed a quel punto cosa potranno rispondere le AI? Dove ātroverannoā le risposte alle nostre domande?
Spunti davvero interessanti per l'innovazione del business sul web!