Ciao , ti stai godendo il Fuorisalone?
La settimana scorsa sono entrato nel rabbit hole di Youtube, e non ne sono ancora uscito. Oggi è il turno delle content house per i più piccini.
Informazione di servizio: a quanto pare nelle ultime settimane la newsletter è finita nella cartella SPAM di alcuni di voi. Per sperare che la cosa non si verifichi nuovamente in futuro - soprattutto se usi Gmail - cercami nella casella “Promozioni” o nella casella di posta “Social” e spostami in quella “Principale". Eventualmente flagga l’email come “Importante” o “Speciale”. Provarci non costa nulla, no? Grazie!
Un abbraccio forte,
Antonio
Non è un mistero: i creator di contenuti per i bambini di oggi saranno i top influencer di domani. Prendiamo Ryan Kaji, che all'età di 11 anni è riuscito, partendo dalla sua cameretta e pubblicando recensioni di giocattoli, a costruire un vero e proprio impero (con l’aiuto di mamma e papà, ça va sans dire) e diventare una star globale per una miriade di bambini.
Il suo canale vanta oltre 36 milioni di iscritti ed è un punto di riferimento per i giovanissimi spettatori in tutto il mondo (e le orecchie dei poveri genitori).
Ma Ryan non si accontenta certo solo di Youtube. Il prossimo grande passo è il cinema - è in rampa di lancio il primo film, Ryan's World The Movie: Titan Universe Adventure - ed il tutto senza passare da uno studio di produzione tradizionale. Per la fase promozionale, sfrutterà il quasi miliardo di iscritti presenti nel portfolio della content house Pocket Watch, lo studio che ha saputo trasformare i cartoni animati di oggi in attrazioni globali.
Il fenomeno delle content house (o collabhouse) tanto in voga per la Generazione Z, rappresenta uno shift culturale nell'industria dell'intrattenimento che non è nemmeno isolato. Lo sappiamo, sono i tempi dei brand personali, e le celebrità del cinema, dello sport o della TV non sono più le uniche a dettare le regole del gioco ma sempre più frequentemente è l’opposto. Plausibile che nemmeno i più piccoli sfuggissero a questa logica. E si fattura. Tanto.
Il successo delle content house per la Gen Alpha spiegato:
Producono contenuti su misura e sfruttano la viralità delle piattaforme: gli algoritmi suggeriscono i video in base ai gusti di ogni singolo utente (animaletti, macchinine o principesse?) e senza soluzione di continuità; Se Mr. Beast avesse avuto 7 anni, avrebbe sfondato su Youtube Kids.
Operano in un mercato tecnicamente accessibile: le storie ideate per intrattenere e divertire i più piccoli non richiedono produzioni particolarmente complesse, se confrontate con altri tipi di contenuti;
Community, community e community: I bambini possono interagire con i loro beniamini preferiti ma anche con altri coetanei che seguono gli stessi personaggi;
No such thing as competition: al mondo ci sono molti più bambini che puntate di Masha e Orso. Anzi, spesso sono i big come Netflix e Disney a cercare l’outsourcing.
Possibilità di internazionalizzazione: gran parte dei canali di successo apre dei canali “gemelli” dove i contenuti vengono tradotti e doppiati in più lingue, consentendo l’esportazione del prodotto in più mercati (spesso i più celebri world-wide non sono nemmeno anglofoni).
E val la pena notare che l’influenza di Youtube è ai massimi storici: il Precise Advertiser Report di Giraffe Insights rivela che Mountain View domina in termini di visualizzazioni e performance nella fascia pre-scolare, con il 90% dei bambini che consumano contenuti su questa piattaforma. Per l'85%, YouTube è il principale mezzo con cui si consumano contenuti e oltre il 40% ci trascorre fino a due ore al giorno (di questa percentuale il 48% con le mamme al loro fianco).
A dominare le classifiche ci sono Cocomelon, Chu Chu TV, Bluey, Peppa Pig, Masha & Orso, Vlad & Niki e tutti quei canali che propongono canzoni animate, filastrocche e buffi animaletti che ipnotizzano i più piccoli - ce ne saranno altri migliaia, ma la mia conoscenza si ferma qui, per ora - per non parlare degli esperti reviewer di giocattoli che fatturano quanto e forse più di quelli tech.
Si, ma quanto screen time?
Ok, non sono esperto di pedagogia e non ho figli, ma credo di poter affermare con ragionevole certezza che non esista una ricetta magica. I genitori devono trovare un equilibrio tra le esigenze loro e quelle dei propri figli (chi, di noi da piccoli, non è rimasto interi pomeriggi davanti ad un tubo catodico ed ora è comunque un individuo rispettabile?). In alcuni casi sono anche un valido supporto formativo ma, come sempre, troppo è male, rivelano alcuni studi scientifici (l’American Academy of Pediatrics sconsiglia l’uso di media digitali per bambini sotto i 18 mesi).
È importante essere consci dei potenziali rischi ma nemmeno demonizzare i video tout court. Certo, YouTube sta venendo inondato da un fiume di contenuti fatti male, il più delle volte senza senso, generati dall’intelligenza artificiale (addirittura alcuni canali spiegano come guadagnare creando questa robaccia) quindi i genitori dovrebbero restare vigili in merito alla qualità dei contenuti, piuttosto che alla quantità.
I tormentoni cringissimi di Cocomelon e le challenge di Me Contro Te non sono semplice intrattenimento, ma contenuti che muovono e muoveranno intere generazioni di consumatori. Per i brand, stare al passo con questi trend è fondamentale. E comprendere l’impatto dei mini-influencer dell’attuale Generazione Alpha significa capire cosa vorranno i clienti di domani, dalle partnership ai product placement.
Agli occhi di un osservatore inesperto può sembrare follia pura: perché mai investire per pubblicizzare un giochino quando il 95% del pubblico non ha intenzione di acquistare alcunché in quel preciso istante? Eppure, è proprio così che si costruiscono le basi per i grandi ROI del futuro. E quando il bimbo pronuncerà quelle paroline magiche “Mamma, me lo compri?”, il prodotto in questione sarà il top of mind degli imberbi, lì pronti ad aspettarlo.
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Ti è mai capitato di vedere l’ennesima serie su Netflix, film al cinema o ascoltare la hit del momento e renderti conto di non aver ricevuto nulla in cambio in termini di emozioni, stimoli o accrescimento? Tutto normale. Siamo entrati, già da un po’, nell’era della mediocrità.
Intelligenza artificiale generativa, giornalismo ed etica: l’evoluzione del lavoro in un ecosistema di informazioni generate da IA. Qui l’interessante report di Associated Press.
Il 31 marzo è stata la Giornata mondiale del backup. Lo sapevi? Nemmeno io. Ma ho scoperto che esiste una regola da seguire per fare il backup delle proprie informazioni chiamata 3-2-1. In cosa consiste? Devi avere almeno 3 backup dei tuoi dati. Memorizzarli su 2 tipi di supporti diversi. E una copia deve trovarsi in una posizione diversa da quella delle altre due.
Una bella lista con i migliori hooks e scroll stopper - per trovare l’ispirazione giusta e creare delle ads efficaci (via).
Schiavo del tuo smartphone? C’è una soluzione: i dumbphone, telefoni senza app o distrazioni (ricordi i Nokia 3310?). Ci sono addirittura ecommerce e forum dedicati. Stanno riscuotendo notevole successo, soprattutto con chi cerca minimalismo digitale. Certo, serve un po' di adattamento, ma per molti c’è un miglioramento della qualità della vita di tutti i giorni. Tu lo proveresti?
In tanti pensano che la fortuna sia solo un caso. Ma l'autore di questo bell’articolo crede che le persone fortunate vedano, semplicemente, molte più opportunità delle altre. Quindi, come farsi trovare pronti quando la fortuna bussa alla porta?
Di Factanza ne ho parlato diverse volte qui, e ho anche avuto il piacere di intervistare la sua co-fondatrice Bianca Arrighini alcuni anni fa. La mia simpatia per il loro lavoro è cosa nota, insomma. E non può che farmi piacere scoprire che hanno lanciato una academy con un percorso formativo ideato per dare tutti gli strumenti necessari a comunicare sui social in maniera efficace, consapevole e coinvolgente. Il menu della Factanza Academy promette bene: dalle basi della comunicazione digitale alla creazione di contenuti sulle diverse piattaforme c’è proprio tutto quello che serve sapere, e fornisce competenze pratiche e una visione a 360 gradi dei principali strumenti per comunicare e creare una presenza social rilevante nel mondo di oggi.
Questa settimana è stato rilasciato l'accesso a Beeper, un'applicazione in grado di aggregare tutte le chat delle vostre app preferite (funziona con WhatsApp, Instagram, Linkedin, Telegram, Messenger e molte altre). È disponibile per iOS e Android, mantiene le funzionalità principali delle chat inclusi i messaggi vocali, puoi programmare i messaggi ed è gratis. Ma, nota bene: qualche interrogativo in merito alla privacy, c'è.
Uso Meco già da diverse settimane e finalmente posso godermi le newsletter fuori dalla casella email in tutta calma, leggendole in modo più organizzato. E l’app gratuita è fatta benissimo.
Rivet è un’app con la quale creare applicazioni di intelligenza artificiale in modo completamente visuale e senza uso di codice. Curva di apprendimento, a mio parere, discreta.
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