Ciao a tutte e tutti da Palermo!
Da una parte sono felice perché è la prima volta che visito questa città ricca di cultura. Dall’altra sono preoccupato perché so già che in pochi giorni getterò al vento i risultati di un mese intero di palestra. A proposito, se avete qualche posticino caratteristico da consigliarmi (street food included) la mia inbox è apertissima!
Antonio
Sabrina Bahsoon, 22 anni, è per tutti la ragazza della metro. I suoi video hanno catturato l’attenzione dei media di tutto l’orbe terracqueo e raggiunto notorietà globale, grazie alla boldness dei suoi contenuti e alla vitalità coinvolgente.
Ma c'è un altro motivo che val la pena analizzare da un punto di vista più tecnico: la Bahsoon ha trovato una formula replicabile, dove il palcoscenico è la metropolitana (di Londra, ma funzionerebbe in qualsiasi altra città dotata di una metro) e la sua signature è l’inconfondibile inquadratura dove lei si riprende mentre balla, col braccio proteso, a modalità selfie on the go.
Dopo il primo video pubblicato, la creator ha riproposto la formula anche in quelli successivi, con ogni clip che ha superato (e di tanto) i 2 milioni di visualizzazioni.
Con una chiave di lettura apparentemente diversa, possiamo guardare a Donato De Caprio, il famoso negoziante del con mollica o senza. La sua specialità è preparare gustosissimi panini davanti allo smartphone e pubblicare il lavoro finito su TikTok. Una popolarità incredibile e forse a tratti inspiegabile, ma che si inserisce nel filone di contenuti dove la quotidianità viene normalizzata e idolatrata dai più giovani, ma che gli è costata il posto di lavoro (il suo ex titolare non gradiva particolarmente l'assembramento che si formava ogni giorno davanti alla bottega nel centro di Napoli).
Eppure ciò non ha di certo scoraggiato Donato, che ha scelto di aprire un proprio locale, dapprima a pochi metri da quello del suo vecchio datore di lavoro e poi, con il supporto dell’imprenditore bresciano Steven Basalari, ha avviato un proprio franchising, inaugurando anche a Milano. Lui, così come Sabrina, o Khaby Lame, sono riusciti a cavalcare l'onda del successo grazie dei gesti ricorrenti e ad un format che si ripete ciclicamente nei loro contenuti.
Tanti degli account consacrati da TikTok hanno questa caratteristica: il bizzarro signore turco baffuto che posa e fa l’occhio languido sempre davanti alla stessa vetrina (dove a cambiare è solo la giacca) o, per restare in Italia, New Martina che è arrivata ad ottenere un notevole seguito di pubblico proprio grazie ai suoi rituali ricorrenti.
Il fenomeno, poi, raggiunge la sua sublimazione grazie agli NPC influencer, utenti che su TikTok interpretano personaggi secondari di videogiochi e che, per il diletto dei propri seguaci, ripetono all'infinito le stesse frasi o gli stessi gesti. Ad esempio, PinkyDoll, guadagna tra i 3.000 e i 6.000 dollari al giorno ripetendo frasi senza un significato evidente come Ice cream, so good. Forse, come scrive il Post, una tendenza di TikTok ancora difficile da capire, ma che è l’emblema dei tempi che cambiano.
I tiktoker, comunque, non hanno inventato nulla di nuovo. Sin dagli anni ‘60, studi psicologici hanno dimostrato la preferenza dell’essere umano per tutto ciò che è ricorrente e ripetitivo. Robert Zajonc definì questo fenomeno come l'effetto di mera esposizione, un bias cognitivo largamente conosciuto nel marketing.
Il mere exposure effect è la tendenza umana a sviluppare una preferenza per persone, cose o concetti semplicemente perché ci sono familiari. In altre parole, siamo inclini a preferire ciò che già conosciamo rispetto a ciò che è nuovo o sconosciuto.
Le persone tendono a preferire la musica che ascoltavano durante la giovinezza e una pubblicità che mostra contenuti o personaggi familiari può aumentare la simpatia per il prodotto e quindi le vendite. Stesso discorso quando le persone tendono a scegliere marchi già noti nelle loro scelte di acquisto.
Ci sono due ragioni per cui si manifesta il mere exposure effect. La prima è che tendiamo ad essere meno incerti riguardo a qualcosa con cui siamo familiari: dal punto di vista evolutivo, siamo programmati per essere cauti nei confronti di cose sconosciute che potrebbero rappresentare una minaccia. E, sempre inconsciamente, l’incertezza si riduce quando assistiamo a qualcosa in modo ripetitivo, e non notiamo successive conseguenze negative.
La seconda ragione è legata alla perceptual fluency: ovvero la facilità con cui siamo in grado di comprendere e interpretare cose che abbiamo già visto prima. La nostra mente cerca generalmente il percorso di minor resistenza, preferendo stimoli a cui è già stata esposta.
Oltre al mere exposure effect ci sono altri fattori che spiegano perché alcune tipologie di video su TikTok hanno più successo di altre (e che potresti applicare anche alla tua strategia):
Attuale: un contenuto funziona se è attuale o collegato a eventi recenti. Deve rappresentare la quotidianità e cose in cui ci si può comunque immedesimare.
Univoco: un contenuto univoco elimina ambiguità e facilita la comprensione, rendendo l'esperienza dell'utente più fluida. Se Donato, all’interno dello stesso video, si mettesse a fare il Khaby Lame e viceversa, sarebbe un bel cortocircuito culturale.
Rilevante: quando il contenuto rappresenta l'idea o il prodotto che intende trasmettere, facilitando la comprensione del valore proposto.
Semplice: un contenuto semplice e diretto è spesso più efficace nel catturare e mantenere l'attenzione del pubblico, soprattutto quello di massa.
Brand e celebrità hanno sempre sfruttato questo bias, dal tudum di Netflix alle lattine della Red Bull, o passando per quasi tutta la musica pop e quella utilizzata nelle pubblicità. Tutto si è basato sempre o si basa tuttora sulla ripetizione e sul bias della mera esposizione.
In fin dei conti, su TikTok come altrove, ci si ripete per emergere e poi ci si continua a ripetere per entrare nella mente del nostro interlocutore.
Pagare in contanti, indossare auricolari con il filo o abiti che provengono da un altro decennio: la Gen Z sta facendo di tutto per allontanarsi dall'estetica e dalla eccessiva comodità degli ultimi anni.
Una riflessione sui diversi modi per misurare le performance di marketing in un mondo in cui l'attribuzione diretta a un canale o a una campagna sta diventando sempre più difficile.
Gli artisti possono evitare che le intelligenze artificiali facciano il crawling delle proprie opere online (ossia si allenino su di esse) grazie a questo piccolo tool.
Soprattutto negli ultimi mesi, la percezione è quella di una Milano sempre più in mano ai criminali. Certo, la situazione è delicata ma c’entrano tanto anche le pagine social come MilanoBellaDaDio, gli influencer in cerca di sfruttare gli algoritmi a loro uso e consumo ed il bias cognitivo delle Eco Chambers. Anche Paolo Borzacchiello prova a dare la sua interpretazione del fenomeno.
Avere dei colleghi uomini non è affatto idilliaco. C’è uno studio che lo conferma (se mai ce ne fosse stato ulteriore bisogno).
Il cliente NON ha sempre ragione: Ryanair è uno dei pochi brand che riesce a prendere letteralmente per il culo i propri clienti.
Come avrai notato, le innovazioni a tema intelligenza artificiale sono all’ordine del giorno ed è difficile stare al passo. Ti segnalo alcune novità provenienti da OpenAI (qui un riassuntone di Alessio Pomaro), Grok, il competitor di ChatGPT presentato da Elon Musk (e che ha uno spiccato senso dello humor) e quelle video di RunwayML.
Quello che i brand (e i marketers) dovrebbero sapere per fare bella figura su TikTok nel 2024.
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Circa
Dagli screenshot che si vedono online sembrerebbe un page builder game changer, uno di quelli che promette di rivoluzionare la creazione di siti web. Siccome ce ne sono stati diversi a promettere questo o quello senza risultati tangibili, questa volta non mi sbilancio più di tanto. Se vuoi provarlo anche tu devi attendere: l’accesso non è libero ma ci si deve iscrivere alla waiting list.
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