La settimana scorsa vi avevo linkato un articolo sul blanding e l'appiattimento estetico generale dei brand. Ci sono però alcune curiose eccezioni: solo poche settimane fa leggevo di come i giovani di oggi si divertano a celebrare tutto ciò che potrebbe essere universalmente riconosciuto come brutto, ma che invece...
…per tanti motivi l'estetica sgradevole è ora tremendamente cool. Ma non si parla solo di moda: lo stesso fenomeno lo si può osservare anche nel design o nella gastronomia.
Ora nuovi brand sfidano i canoni estetici che hanno imperversato nei feed degli utenti negli ultimi anni e fanno una proposta piena di surrealismo e dadaismo. Insomma, l’interesse per tutto ciò che non è propriamente aesthetically pleasing racconta la nascita di questi marchi.
Ma perché l’antiestetico attrae i giovani? Secondo l'articolo, una spiegazione potrebbe essere legata al fatto che i giovani cercano una propria identità, e che si pone in netta contrapposizione rispetto al passato. Come a voler dire che l’estetica tipica dei Millennial ha stancato, o forse è un rifiuto di tutto ciò che è fin troppo stilizzato, confezionato e sempre meno interessante.
Certo, c'è una tale diversità di stili e gusti visivi che si evolvono così velocemente che diventa sempre più difficile tenere traccia di cosa è davvero bello e cosa non lo è. Le generazioni più giovani, sia la Gen Z che la Alpha, i consumatori di domani quindi, non sono più attratte dalla finzione patinata da social network: la caratteristica più ricercata ora è l’autenticità.
Ed è così che nascono brand che provano a sgretolare i canoni predominanti degli ultimi anni. La loro proposta è carica di stranezza, surrealismo e scommettono su linguaggi visivi apparentemente imperfetti. Anche gli influencer appartenenti a questa nouvelle vague cercano di sovvertire i preconcetti esistenti, anche sui social. Vedi emma chamberlain (tutto minuscolo, mi raccomando).
I look perfettini, impomatati e tanto amati dai Millennial, quelli di brand (soprattutto DTC) come Allbirds, Harry’s, MVMT, Warby Parker, Huel, ma ci metto anche Chiara Ferragni, iniziano a stancare e stancano soprattutto le palette di colori color pastello, le foto patinate, l'approccio safe ai contenuti.
Ecco così emergere marchi come DollsKill, DADA, Everyday Humans, Studs, Bonbuz, Offlimits, la cui proposta estetica rasenta il surreale. Ma piace.
Questa nuova tendenza è emersa anche grazie all'esplosione di TikTok, un social network in cui i giovani hanno trovato libero sfogo alla propria libertà d’espressione. Un luogo dove le rarità, le imperfezioni sono considerate un plus e non qualcosa da nascondere. La perfezione spiattellata sui social ha portato spesso ad atteggiamenti tossici e diventata fonte di ansia e sensazione di inadeguatezza. In un certo senso, questi nuovi brand vogliono essere liberatori, anzi, poiché denunciano qualsiasi tipo di stereotipo.
I brand che elogiano questi nuovi canoni di bellezza li possiamo trovare in settori anche piuttosto diversi tra loro: moda, accessori, cibo, beauty, ma tutti sembrano avere caratteristiche comuni, che prendono ispirazione a piene mani dagli anni ‘90, con combinazioni di colori accesi o fluo, caratteri tipografici sovradimensionati, elementi grafici astratti. I contenuti si basano su meme, l’ironia dilagante e un copy borderline.
Basterà a sdoganare il brutto a livello globale?
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