Lavori creativi, Intelligenza Artificiale e Futuro del lavoro
...due chiacchiere con Jacopo Perfetti.
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A presto!
Antonio
L’intelligenza artificiale farà sparire molti posti di lavoro, come è successo con tutte le tecnologie del passato.
Questo è quello che ha dichiarato Lawrence Katz, economista del lavoro ad Harvard. E si domanda anche:
Non ho motivo di pensare che l'IA e i robot non andranno a modificare le dinamiche del mondo lavoro. Ma sarà l'IA in grado di aumentare la produttività a tal punto che, pur eliminando molti lavori, ne creerà di nuovi e aumenterà il tenore di vita generale di tutti?
This: ne creerà di nuovi. Ad esempio, parlare correttamente con una IA potrebbe diventare l'abilità più importante di questo secolo: l'ingegneria dei prompt si colloca, infatti, a metà strada tra linguistica e problem solving, una programmazione in prosa che può portare a risultati sempre meno aleatori che premiano i pensatori più bravi a sperimentare.
E uno che in Italia lo ha capito prima di tanti altri è proprio Jacopo Perfetti, imprenditore seriale, docente, scrittore, mio collega di newsletter ed esperto di Intelligenza Artificiale, che con la sua agency ObliqueAI offre ad aziende e brand servizi innovativi in grado di creare esperienze personalizzate in grado di ridurre i costi e i tempi di produzione dei contenuti, proprio grazie ai robot.
Non potevo che fargli qualche domanda, per conoscere il suo punto di vista, l’impatto che, secondo lui, le IA avranno sul mondo del lavoro e sulla creatività e approfondire i contenuti del suo corso “Prompt, chi parla?” (Ah, a proposito, come lettore di LetMeTellIt hai un codice sconto del 20%: LETME20).
In questi ultimi mesi, stiamo vedendo come l'intelligenza artificiale sta già influenzando la creazione di contenuti testuali e visual. Quali sono le opportunità e le sfide che vedi nell'utilizzo dell'IA in questi settori creativi?
Per quella che è la mia esperienza, i vantaggi dell'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale Generativa (IAG) per la produzione di contenuti (per lo più testi e immagini) sono principalmente due:
Quantitativo: Grazie all'IAG possiamo ridurre i costi e i tempi di realizzazione di un contenuto e quindi aumentare la nostra produttività e i nostri margini. Possiamo fare quello che facevamo prima, come per esempio scrivere degli articoli, ma in molto meno tempo, così da poter vendere o creare più contenuti, oppure lavorare di meno.
Qualitativo: Grazie all'IAG possiamo stimolare la nostra creatività e aumentare la personalizzazione dei nostri contenuti. Possiamo utilizzare strumenti come ChatGPT per fare brainstorming creativi e ricerche, oppure possiamo creare contenuti o webapp totalmente personalizzate per chi le utilizza. Potremmo ad esempio fare dei magazine online dove il contenuto (testi e immagini) viene creato ad hoc per il lettore o la lettrice. Fare quindi qualcosa prima anche difficile da immaginare.
Ovviamente la vera sfida è nel secondo vantaggio, quello qualitativo. Dobbiamo valorizzare la nostra creatività e la nostra immaginazione per pensare cosa possiamo fare oggi grazie all'IAG che prima non potevamo fare.
Come possono educazione e sviluppo delle competenze evolversi per mantenere il passo con l'evoluzione dell'IA? L’utilizzo di questa nuova tecnologia verrà boicottata o accolta a braccia aperte nelle scuole?
Questo è un tema chiave ma, al contempo molto complesso. Purtroppo da ormai molti anni, le istituzioni, compresa la scuola, e la tecnologia vanno a due velocità molto differenti. La tecnologia cambia e si evolve di settimana in settimana, la scuola invece fa molta fatica ad evolversi e adattarsi al cambiamento.
Per ora quindi l’approccio della scuola è quello di boicottare più che adottare questa tecnologia. Da diversi mesi infatti, un po' in tutto il mondo, l'avvento dell'Intelligenza Artificiale Generativa sta scuotendo dalle fondamenta molte istituzioni, fra cui la scuola. In America (da New York a Los Angeles) sempre più scuole stanno vietando l'utilizzo di ChatGPT ai propri studenti e in Australia sono addirittura tornati a fare esami totalmente analogici.
Tuttavia tecnologie come ChatGPT non solo hanno un enorme potenziale per migliorare l'apprendimento, ma possono anche rappresentare una necessaria occasione per ripensare il sistema educativo nell'ottica di privilegiare la creatività e l’intraprendenza rispetto all’esecuzione e l’omologazione.
Se posso dunque buttare giù una lista, appena abbozzata, dei miei desideri per una scuola che abbraccia le nuove tecnologie e, al contempo, valorizza e stimola la creatività umana, me la immagino così:
- Meno lezioni teoriche e più laboratori.
- Meno ore in aula e più attività fuori dall'aula.
- Meno tablet o LIM e più carta, penna e gesso.
- Meno lavori da soli e più lavori di gruppo.
- Meno nozionismo e più ragionamento.
- Meno ripetizione e più improvvisazione.
- Meno valutazione e più motivazione.
- Meno voti e più errori.
- Meno verifiche e più ricerche e progetti.
- Meno monologhi e più dialoghi.
- Meno dettati e più temi liberi.
- Meno conoscenze e più esperienze.
- Meno distanza e più empatia.
- Meno ore sedute al banco e più attività in movimento.
- Meno "collecting dots" e più "connecting dots".
- Meno risposte e più domande.
- Meno copia&incolla e più idee.
- Meno esecuzione e più creazione.
- Meno imposizione (devi farlo) e più passione (voglio farlo).
- Meno omologazione e più valorizzazione delle capacità uniche di ogni bambino o bambina.
In sintesi, più o meno, l'opposto di come la scuola è oggi. Ma visto che, di fronte all'avvento dell'Intelligenza Artificiale Generativa, tutti siamo chiamati a ripensare il nostro modo di vivere e lavorare, forse, anche la scuola riuscirà finalmente a cambiare.
Pensi che l'IA, un domani, sarà in grado di sostituire completamente i creativi in carne ed ossa o esisteranno sempre dei ruoli importanti per gli esseri umani?
Qui esce un po’ il mio lato marketing / commerciale e rispondo con uno slogan che ho inventato per promuovere il corso “Prompt, chi parla?”:
«Un’intelligenza artificiale non ti ruberà il lavoro, ma qualcuno che sa usare l'intelligenza artificiale meglio di te lo farà.»
Questa frase nasce dall’analisi di una correlazione interessante (e per certi versi preoccupante) che sta accadendo nel mondo delle Big Tech in questi giorni: da una parte crescono gli investimenti in Intelligenza Artificiale, dall'altra aumentano i licenziamenti.
Prendiamo il caso di Microsoft: da una parte ha da poco annunciato un altro grande investimento (si parla di 10 miliardi) in OpenAI, l’azienda dietro chatGPT, dall'altra ha deciso di tagliare 10.000 posti di lavoro, circa il 5% dei suoi dipendenti.
Le conclusioni sembrano ovvie: l'Intelligenza Artificiale ci porterà via il lavoro.
Tuttavia le motivazioni sono altre: investimenti sbagliati, progetti che non hanno funzionato (come quelli sulla Realtà Aumentata, o HoloLens), l'attuale scenario economico, l'aumento dei costi delle materie prime e così via.
E poi c'è il tema del re-skill, ovvero la capacità delle persone di aggiornarsi acquisendo nuove competenze per stare al passo con i tempi e rimanere rilevanti per l'azienda in cui lavorano. Il mercato del lavoro con cui ci confrontiamo oggi infatti è molto più dinamico di un tempo e richiede di reinventarsi di continuo.
L'Intelligenza Artificiale dunque non è il nemico da combattere o evitare ma è una di quelle competenze o tecnologie che qualunque professionista deve saper utilizzare per continuare a lavorare migliorando il modo in cui lavora.
Per riprendere la frase da cui siamo partiti dunque, potremmo dire che l'Intelligenza Artificiale non ci ruberà necessariamente il lavoro ma qualcuno che sa utilizzare l'Intelligenza Artificiale meglio di noi potrebbe farlo.
Se fra 10 anni i film saranno generati completamente dall’IA (dall’ideazione della trama alla creazione video, passando per colonna sonora e sceneggiatura) avrà ancora senso andare al cinema? E quindi, in che modo verrà influenzata la percezione del pubblico sulla validità dei contenuti creativi generati dalle intelligenze artificiali?
Qui dobbiamo dividere la domanda in due. Una relativa ai contenuti destinati all’intrattenimento (come i film) e una relativa ai contenuti destinati all’informazione (come i video che vediamo online).
In merito ai contenuti destinati all’intrattenimento è verosimile che un domani, neanche troppo lontano, ci sarà la possibilità tecnica di realizzare film completamente personalizzati per chi li vedrà. Una sorta di videogioco passivo dove chiunque potrà scegliere cosa vedere. Anzi, potremmo addirittura arrivare a pensare che i nostri figli potranno leggere dei romanzi ad alta voce e vedere in diretta la rappresentazione di quello che stanno leggendo su uno schermo.
Il punto però non è tecnico ma umano: avremo veramente voglia di vedere film così? Avremo davvero voglia di investire il nostro tempo per crearci film personalizzati? Oppure preferiremo sederci al cinema o davanti al televisore e “semplicemente” guardare un film che qualcuno ha pensato per noi come per milioni di altre persone.
Un po’ come quando la sera stanchi ci mettiamo davanti a Netflix e cerchiamo un film da vedere, ma ci sono troppi film, allora non sappiamo cosa scegliere e passiamo il tempo a scorrere le proposte fino a quando siamo troppo stanchi e alla fine, esausti, non guardiamo nulla.
Emerge quindi il tema della “decision fatigue” che non a caso già oggi è uno dei problemi più grossi per Netflix. Troppe scelte ci paralizzano e si trasformano in un “dis-vantaggio” qualcosa che al posto di migliorare la nostra esperienza la peggiora.
In merito ai contenuti destinati all’informazione invece la cosa si fa più seria e complessa. In un futuro in cui grazie all’IAG o al deepfake potremo falsificare qualsiasi video o contenuto digitale crederemo ancora a tutto quello che leggeremo o vedremo online?
La mia risposta, o meglio, la mia speranza è NO. Quello che spero è che questa ondata di tecnologia possa renderci più consapevoli e profondi. Possa spingerci ad andare oltre la superficie di un titolo o di un video, per invece approfondire e fare ricerche. Dubitare di tutto, senza però fermarci al dubbio, ma facendo la necessaria fatica di andare ad indagare quella che pensiamo essere la verità.
Sarà una scelta faticosa, appunto, ma necessaria. In un futuro non potremo più permetterci il lusso della superficialità. Dovremo andare in profondità. Fare ricerche. Istruire noi stessi. Leggere. Confrontare le fonti. Farci domande. Approfondire. In sintesi: avere la forza di superare quell’inondazione di spazzatura mediatica, tipica dei Social Media, che non fa altro che confondere le idee, seminare il panico, diffondere notizie false e screditare ogni teoria scientifica di valore.
Quali sono i limiti tecnici che devono essere affrontati nell'utilizzo dell'intelligenza artificiale nella creazione di contenuti creativi e come possono essere superati?
Ho iniziato ad usare GPT ai tempi di GPT-2 è devo dire che negli ultimi due anni l’IAG sta facendo dei passi in avanti incredibili, quindi faccio fatica a pensare a dei limiti tecnici che non saranno, nel breve, superati. Per quella che è la mia esperienza però, posso dire che ad oggi, i principali limiti tecnici che vedo sono:
Nella creazione di testi:
Generare testi o articoli molto specialistici o specifici.
Allenare la macchina (Fine Tuning), che è possibile ma è ancora piuttosto complesso e costoso.
Generare testi o articoli di attualità.
Generare testi “curatoriali” ovvero con il tratto tipico di un autore specifico.
Generare testi molto creativi, diciamo che siamo a un livello di creatività media.
Creare chat deterministiche (ovvero chat in cui a una determinata domanda segue una determinata risposta).
Nella creazione di immagini:
Generare immagini con sfondo trasparente.
Generare immagini ad alta risoluzione.
Generare immagini in serie (simili tra loro).
Generare immagini con testo.
Generare immagini con dettagli specifici (tipo mani o piedi con le fattezze di quelle umane, questa l’ho aggiunta io, ndr).
Generare immagini con più soggetti.
Il modo per superare questi limiti è semplice: utilizzare dei tool specifici già ora presenti sul mercato, oppure attendere qualche mese l’uscita di una nuova versione dell’IAG che utilizziamo per generare i contenuti.
Hai nominato il tuo corso “Prompt, chi parla?”, che insegna come parlare alle macchine e il perché la figura del prompt engineer sarà sempre più importante in futuro. Quali altre nuove professioni prevedi nasceranno in questo ambito?
Nel mio corso formiamo quella che penso sarà una delle professioni più richieste, il “Prompt Designer” (detto anche “prompt engineer”) ovvero un* professionista con tutte le competenze necessarie e la mentalità giusta per saper dialogare con tecnologie di Intelligenza Artificiale Generativa come chatGPT, GPT-3, DALL-E e MidJourney, così da essere in grado di generare testi, immagini e ottimizzare i processi di produzione in azienda.
Con l’IAG stiamo vivendo una nuova rivoluzione digitale al pari di quella vissuta in passato con i computer o Internet o Social Media. E dunque come negli anni Ottanta i computer avevano fatto nascere una nuova figura professionale, il programmatore, negli anni Novanta, Internet aveva fatto emergere quella del Web Designer e negli anni Dieci i Social Media quello del Social Media Manager, oggi la figura professionale di riferimento è e sarà sempre di più quella del Prompt Designer.
Oltre a questa professione si svilupperanno altri mestieri legati all’IAG: il Data Scientist, il programmatore di app basate su IAG, il professionista di UX personalizzate e molte altre ancora.
Quali sono gli argomenti trattati nel corso? Puoi darci un’anticipazione di un capitolo che ritieni particolarmente interessante?
Come dice Marc Andreessen, un domani il mondo si dividerà tra quelli che diranno ai computer cosa fare e quelli a cui i computer diranno cosa fare. Questo corso nasce per far stare le persone che lo frequenteranno dalla parte giusta: dire alle macchine cosa fare.
Nel corso dunque non insegniamo solo ad utilizzare tecnologie basate su IAG (da ChatGPT a MidJourney) ma soprattutto la mentalità con cui utilizzarle. Non a caso sia io che Federico Favot, con cui ho pensato e realizzato il corso, siamo prima di tutto degli esperti di creatività.
Perché oggi quello che serve maggiormente è proprio una mente creativa e innovativa.
Le tecnologie per la generazione di testi o immagini infatti sono uguali per tutti eppure il risultato non lo è. Come è possibile? Semplice: la differenza sta tutta nel "Prompt", ovvero nella capacità di scrivere le giuste istruzioni per far funzionare al meglio le macchine e metterle al servizio della nostra creatività.
L’intelligenza artificiale generativa è quindi come una macchina fotografica: tutti la sanno usare (basta un clic), ma pochi sono dei bravi fotografi.
Di tutti i sei moduli, o capitoli, del corso penso che uno dei più particolari sia il sesto, in cui insegneremo a utilizzare diversi strumenti per sviluppare app basate su IAG senza scrivere una riga di codice.
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I dipendenti americani non sono per nulla contenti. Secondo uno studio condotto da Gallup, solo il 32% di loro afferma di essere attivamente impegnato e appassionato al proprio lavoro. Non ho motivo di pensare che la situazione sia diversa qui da noi.
E insomma i licenziamenti sono meno efficaci di quanto credano i decisori aziendali.
Come sta il Metaverso? Non benissimo: Microsoft sta ancora tagliando posti di lavoro in HoloLens, Surface e Xbox e aveva già annunciato la chiusura della sua piattaforma di realtà social virtuale AltspaceVR. Meta, dal canto suo, sta chiudendo Echo VR, il suo gioco VR. Il metaverso è ancora vagamente definito, tecnicamente complesso e con poche certezze sulla reale domanda degli utenti.
Le idee nascono in modi originali e misteriosi. Qui ne vengono elencati alcuni.
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