Carissime e carissimi,
Buon venerdì!
Piccola constatazione personale: sembra quasi che Metaverso, crypto, NFT, social commerce e nocode rappresentino già il passato e che le attenzioni ora siano tutte per l’intelligenza artificiale. Eppure, un mezzo vecchio come il cucco ancora riesce a dire la sua: la newsletter. Anzi, sembra passare un momento di forma smagliante e forse non è azzardato parlare di una vera e propria rinascita.
Noi intanto ci rileggiamo forse a fine mese, magari a Gennaio o comunque quando avrò qualcosa di interessante da mandarti!
Vuoi invitare i tuoi amici o colleghi? Puoi farlo da qui:
Se invece la newsletter ti ha stancato puoi cancellare l’iscrizione in qualsiasi momento cliccando sul link in fondo alla mail. Prometto che non me la prenderò. Giurin giurello.
Si, le newsletter, e gli scrittori di newsletter, sono in continuo aumento. Secondo la World Association of News Publishers, l'82% degli intervistati afferma di voler ancora lanciare una newsletter nel 2023. Nonostante mondi virtuali e affini. E anche se qualche giorno fa il New York Times domandava “abbiamo raggiunto il picco delle newsletter?”, il movimento non sembra voler assolutamente cedere il passo.
L'ultimo grande esempio è l'acquisizione di Axios da parte di Cox Enterprises per il modico gruzzoletto di 525 milioni di dollari, a dimostrazione dell'interesse che questo mezzo di informazione ancora riesce a suscitare.
Il merito va anche allo sviluppo di piattaforme user friendly che forniscono infrastrutture editoriali, di pagamento e di progettazione a chi desidera lanciare un progetto editoriale come Beehiv o Substack (che cinque anni dopo la sua creazione, ha oltre 250.000 abbonati paganti). Inoltre, la necessità di acquisire dati di prima parte, il costante aumento delle spese pubblicitarie ed il crescente rifiuto generalizzato nei confronti dei social network, stanno facendo il resto.
Quindi, dicevamo, possiamo parlare di rinascita delle newsletter?
A dire il vero, le newsletter non sono mai realmente morte, anzi, si può dire ci fossero già un paio di millenni fa: secondo l'Enciclopedia Britannica, i romani inviavano aggiornamenti ad amici e alleati con delle versioni primitive di newsletter. Nel Medioevo, invece, le famiglie di mercanti erano solite tenersi aggiornate sull’andamento dei mercati grazie proprio a bollettini equiparabili alle odierne newsletter.
E nel XVII secolo, grazie al miglioramento del servizio postale, iniziarono a fare concorrenza ai primi quotidiani diventando popolari in Europa, soprattutto nel Regno Unito, anche perché avevano minori vincoli sugli argomenti da trattare.
Alla fine hanno prevalso i giornali, ma le newsletter non sono mai scomparse del tutto, anche se rimaste in seconda fila, pur dopo l'arrivo del web. È negli ultimi anni che sono diventate uno strumento editoriale fondamentale sia per autori indipendenti che per i grossi gruppi media che riconoscono le qualità di mezzo semplice, diretto e molto più intimo di altri canali comunicativi.
Il vero punto di svolta è stato il successo di The Skimm, fondata nel 2012 dagli allora produttori NBC Danielle Weisberg e Carly Zakin, e che viene inviata ogni mattina a più di sette milioni di iscritti con notizie, video e podcast a corredo. Importante anche l'esempio di Axios, fondata da tre giornalisti di Politico, che dal 2016 pubblica notizie, soprattutto in ambito tech, su decine di newsletter tematiche. A questi progetti si sono aggiunti poi quelli di media storici, che hanno ampliato la loro offerta. Ad esempio, nel 2020 il New York Times ha ridisegnato The Morning, curato da David Leonhardt (nel novembre 2021 aveva 5,5 milioni di lettori).
Uno dei più chiari motivi del successo delle newsletter è che sono utili e semplici da ricevere. Ci arrivano per email, che rimane ancora uno strumento importantissimo nel nostro quotidiano, sia a lavoro che nella vita privata. Non è necessario scaricare app o scandagliare dozzine di siti web diversi per attingere alle informazioni che più ci interessano.
Allo stesso modo, è un modo calmo e rilassato di interfacciarsi con la realtà, un medium che si discosta dalla saturazione e dal rumore dei social network, hanno la firma ed il tone of voice di un autore, e grazie a questo rapporto diretto, aiutano a creare un legame forte con la community facendo sentir parte di un progetto comune i propri lettori.
Citando Elisa Teneggi su CheFare: La domanda giusta potrebbe essere: perché dovrei aprirmi un profilo social e non, invece, raccogliere un po’ di pensieri su una newsletter e poi, quando sono pronta, condividere tutto con una cerchia ristretta di persone?
L’opera di curatela di alcune newsletter aiuta a mettere ordine in ciò che viene pubblicato e crea una routine di lettura, oltre a far scoprire contenuti che possono passare inosservati, dall'informazione all’intrattenimento, o i temi che più ci interessano. Questa verticalizzazione per argomenti può raggiungere nicchie anche molto specifiche, come gli scacchi o gli orologi da collezione, tematiche vicine al mondo femminile (celebre l’esempio di The Newsette), o anche geografiche, come dimostrano le oltre 20 newsletter Axios dedicate alle più importanti città statunitensi.
E da noi? Prevedo un’ulteriore diffusione anche in Italia. In forte ritardo (come avvenuto per i podcast), ma ci si arriverà anche qui. Esistono già tante realtà interessanti (molte delle quali è possibile trovarle su Newsletter Italiane o su Newsletterati) eppure credo che il bello debba ancora venire. I nostri cugini francesi (che in quanto a media e digitalizzazione purtroppo ci danno ancora 2 o 3 piste) hanno creato il Substack francese, Kessel, a dimostrazione che anche in Europa l’interesse è più vivo che mai.
Certo, è difficile prevedere il futuro delle newsletter, poiché il loro futuro dipenderà da molti fattori come, ad esempio, lo sviluppo delle tecnologie digitali. Tuttavia, è probabile che le newsletter editoriali continueranno ad essere uno strumento importante per la comunicazione e la diffusione di informazioni, sia per i grandi brand che per le piccole imprese. Magari con l'avvento di nuove tecnologie come realtà aumentata e intelligenza artificiale potrebbero sembrare differenti, o ancor più coinvolgenti e interattive, offrendo un'esperienza di lettura sempre più personalizzata.
E resteranno lo spazio tranquillo per scrivere, leggere e comunicare. L’oasi in cui riposarsi e rifugiarsi dal rumore dei social network.
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📰 News
TikTok sta lavorando per rendere più facile per gli utenti acquistare sulla piattaforma e convincere gli inserzionisti a sviluppare le funzionalità di social commerce, una pratica già molto popolare in Cina.
Tencent ha sviluppato un'intelligenza artificiale che è in grado di creare musica. Ha pubblicato 1.000 canzoni in Cina, una delle quali ha già raggiunto 100 milioni di copie.
Tanto triste quanto rilevante, secondo Merriam-Webster, la parola inglese del 2022 è gaslighting (manipolazione psicologica maligna).
Non solo immagini o testi generati dall’intelligenza artificiale. A breve anche il prossimo prodotto che acquisterai sarà progettato da un algoritmo.
💡 Learn
Ciao mamma, ho fatto un brand: la storia di NeN in una bellissima presentazione grafica.
Come rispondere a critiche e lamentele sui social? No, mandare a fanculo il cliente non rientra tra le risposte plausibili.
Lo “switch cost” è il prezzo che paghiamo quando passiamo da un'attività all'altra: aumento dello sforzo cognitivo, prestazioni inferiori, perdita di concentrazione, affaticamento mentale (e fisico).
A causa di inflazione e più attenzione al clima, molti brand incoraggiano l’acquisto di regali di seconda mano. Related: come avere meno roba, liberarsi delle cose futili e salvare il pianeta.
Come sempre, Morgan Housel utilizza brevi aneddoti (da Will Smith, Naomi Osaka e Stephen Hawking tra gli altri) per affrontare il tema centrale del suo articolo: l'importanza delle aspettative e di come queste siano spesso responsabili della nostra soddisfazione, offrendo un paio di consigli utili per cercare di comprenderle al meglio e controllarle.
Giorgio Taverniti di
ha tirato fuori un corso monumentale di HTML per SEO gratuito da 8 ore, con nozioni importanti per chi fa SEO, ma anche per chi vuole avere un’infarinatura di HTML e codice (che non guasta mai).Ma vi ricordate com’era scaricare musica nel 2000?
📈 Trends | Stats
Da qualche giorno sto testando ChatGPT, il nuovo chatbot di OpenAI ed è davvero impressionante. È così potente che in molti già immaginano possa sostituire i tradizionali motori di ricerca. Non so se rappresenterà la fine dei chatbot, degli assistenti virtuali, della SEO, dei copywriter o addirittura di Google, ma la fine di qualcosa lo sarà sicuramente. Comunque: Il 99,9% dei contenuti sarà generato dall'intelligenza artificiale entro il 2025.
Il report annuale di McKinsey sull'industria dei pagamenti digitali, che ancora una volta dimostra la sua resilienza in un contesto, segnato da grandi sconvolgimenti macroeconomici e geopolitici.
Una guida sulla Gen Z che dovresti leggere se hai a cuore i consumatori del 2030.
Siamo vicini alla fine del 2022 e come è naturale che sia, non poteva mancare il report di Trendwatching sulle 15 tendenze da seguire per il 2023.
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