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Noi ci rileggiamo ad Aprile!
A presto,
Antonio
La Generazione Z ha iniziato - già da un po’ - a sgretolare il tradizionale funnel e percorso d'acquisto dei consumatori.
Dove prima avevamo:
Ora il processo dei consumatori di domani si è trasformato in un loop infinito di: ispirazione, esplorazione, community e fedeltà al brand.
Una ricerca condotta dall'agenzia Archrival con Vogue Business ha approfondito il fenomeno.
Ispirazione
Prevedibilmente, per la fase di ispirazione, i social sono la fonte principale, con YouTube, TikTok e Instagram a dividersi il podio. La generazione Z fa pesante affidamento sugli algoritmi e non si sente succube (anzi, ripone molta più fiducia nella tecnologia rispetto a Millennial o Gen X).
E con piattaforme come TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts, i contenuti seriali, musicali, di moda e bellezza possono diffondersi a macchia d’olio. È stato dato un nuovo livello di esposizione alla cultura, ed eventi precedentemente esclusivi come concerti o settimane della moda sono ora più mainstream che mai, il che sta ispirando e dando vita a micro-tendenze come il Barbiecore o Girl Math.
Le celebrità / influencer mantengono ancora un ruolo importante nello far scoprire nuovi prodotti, tanto che il 51% li ritiene responsabili della creazione di nuove tendenze (contro il 36% dei Millennial).
Esplorazione
Nella fase di esplorazione, vogliono dettagli approfonditi sui prodotti e conducono ampie ricerche online prima dell'acquisto, inclusa una meticolosa lettura delle recensioni. Amazon viene utilizzato per cercare prodotti simili a prezzi inferiori e TikTok è spesso preferito a Google per avere pareri di prima mano su prodotti, locali e servizi (se leggi da un po’ questa newsletter ne sei già al corrente).
Nonostante gli sforzi di TikTok & co. e le ancor più avanzate funzionalità shopping delle app, l’acquisto impulsivo è cosa rara: i giovani utilizzano i social come motore di ricerca, per ritrovare prodotti che hanno visto online o nella vita reale e ascoltare da altri informazioni su qualità, confezionamento, sostenibilità e molto altro. E le sezioni dei commenti (sotto un post di un brand o di un influencer) rappresentano un'area chiave della fase di ricerca.
Community
La costruzione di una community è fondamentale per conquistare la fedeltà della generazione Z.
Il 54% di essi, infatti, afferma che i loro brand preferiti li fanno sentire parte di una community e questa è forse la lezione più significativa. Insomma, i più giovani non cercano solo prodotti, ma un senso di appartenenza e connessione, e non è un caso che i marchi più virtuosi siano quelli in grado di creare esperienze immersive, eventi e piattaforme che permettono ai consumatori di sentirsi parte di qualcosa di più grande e che vanno oltre il semplice prodotto.
I contenuti generati dagli utenti e le community online giocano un ruolo cruciale nella creazione di trust: i brand devono abbracciare l'apertura, coinvolgere attivamente i consumatori ed incoraggiare le conversazioni più autentiche (vero, Chiara?).
Per citare Irene Dodda ne Il Tascabile:
L’autenticità è stata stella polare di tanti movimenti che negli ultimi trecento anni hanno cercato una soluzione dall’alienazione. Oggi autentico è diventato un paradigma di consumo.
Fedeltà
Fedeltà, quindi, non più legata esclusivamente ad acquisti ripetuti, ma ad un legame emotivo e ad una connessione più profonda con il brand. I Gen Z possono essere fedeli seguendo la marca sui social media o condividendola con gli amici, senza dover necessariamente finalizzare un acquisto.
Insomma, il percorso non è più lineare, ma è un ciclo continuo di ispirazione, esplorazione, community e fedeltà. Il messy middle teorizzato da Google assume forme ancor più contorte, se possibile.
E i brand devono essere presenti in ogni fase di questo ciclo, creando esperienze coerenti e coinvolgenti su molteplici punti di contatto.
Nel vecchio mondo, i marchi erano al centro del percorso del consumatore; oggi lo sono le persone (e, si potrebbe sostenere, avrebbero sempre dovuto esserlo).
Il futuro motore di ricerca di Google basato sull'intelligenza artificiale (SGE) - attualmente in versione beta - potrebbe costare ai media statunitensi circa 2 miliardi di dollari in mancate entrate pubblicitarie. Intanto OpenAI ha firmato accordi con Promotora de Informaciones SA e Le Monde che consentiranno alla creatura di Sam Altam di fare training sui loro contenuti. C’è chi si porta avanti, intanto: cinque dei 45 finalisti del Premio Pulitzer di quest'anno hanno rivelato di aver utilizzato l'intelligenza artificiale nelle loro ricerche, reportage o scritti.
Evoluzione dei loghi delle case automobilistiche.
Come generare due anni di post Instagram in un sola giornata (grazie alle automazioni).
Le 100 città migliori dove vivere in Europa, secondo il report di Resonance. Roma e Milano sono nella TOP 10. Della serie: dall’estero, la visione del nostro paese è più rosea di quel che si pensi.
Anche Under Armour si cimenta, con discreto successo, nella pubblicità generata dall'intelligenza artificiale (ma il pugile Anthony Joshua è reale).
E con il thrift-flipping ci siamo giocati pure il mercato del vintage (ossia è diventato poco etico).
Uso Meco già da alcune settimane e finalmente posso godermi le mie newsletter preferite fuori dalla casella email in tutta calma, leggendole in modo più pulito e ordinato. E l’app gratuita è fatta benissimo.
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Se vuoi scoprire se un testo è stato scritto dall’intelligenza artificiale o meno puoi usare questo Free AI Detector (che poi, nella stragrande maggioranza dei casi, se ne può fare a meno).