Ciao!
la lettrice Federica mi ha fatto notare che tra i link di venerdì scorso ce n’era uno del 2016, che per una newsletter che dovrebbe riportare solo contenuti freschi ed attuali, è piuttosto grave. Pardon.
Nell'era della infobesity, raggiungere la tua casella di posta è un privilegio. Ma il vero privilegio è poter condividere la mia newsletter con chiunque possa essere interessato a contenuti di qualità. Quindi se leggi qualche typo o castroneria, fammelo notare ogni volta.
Grazie.
E come sempre ci vediamo venerdì prossimo (se vuoi, altrimenti puoi sempre cancellare l’iscrizione).
A presto,
Antonio
Recentemente è spuntato in rete un documento - dicono - ultra segreto, una specie di bigino del successo su YouTube, firmato da Jimmy Donaldson, il più seguito youtuber mondiale e noto ai più come Mr Beast. Circa 36 pagine di saggezza condensata, che ho letto con attenzione - pur non avendo un canale Youtube da far crescere, e non conoscendo tutte le sottigliezze tecniche caratteristiche della piattaforma - e dal quale ho provato a cavare un paio di idee utili per tutti.
Prima di tutto la vision
Jimmy non perde tempo ed inizia il documento con una dichiarazione di intenti che suona quasi come un diktat: il nostro obiettivo è fare i migliori video di YouTube. Punto. Nessun compromesso, nessuna digressione filosofica, nessuna riflessione sui massimi sistemi. Ma solo: facciamo video che spacchino per ottenere più visualizzazioni possibili.
Questo non si traduce necessariamente in video più belli, divertenti o tecnicamente perfetti, ma piuttosto quelli che puntano a massimizzare le metriche chiave della piattaforma, come Click Through Rate (CTR), Average View Duration (AVD), e Average View Percentage (AVP). Il successo non è misurato dagli standard tradizionali di produzione cinematografica o televisiva, ma dall'engagement specifico che questi video riescono a generare online.
Spesso capita di trovarci a balbettare quando qualcuno ci chiede qual è il nostro obiettivo nella vita o nel lavoro, e magari ci perdiamo in risposte tipo “trovare un equilibrio tra carriera e passioni” o il sempreverde “sto ancora cercando la mia strada”. Jimmy ha capito invece che, in un mondo pieno di scelte, vinci solo se riesci a restringere il campo (e questa è una delle cose che riesce meno al sottoscritto).
Se non ti eccita, non vale la pena farlo
Jimmy ha un filtro molto basic quanto utile per giudicare i suoi contenuti: “questo video mi eccita?” Se la risposta è sì, allora va bene. Se no, si torna alla fase di brainstorming. E qui c’è un’altra grande lezione che possiamo applicare a qualsiasi cosa: perché fare cose che non ci entusiasmano? Certo, le bollette ed il mutuo qualcuno li deve pur pagare, ma alla base di tutto deve esserci un minimo di adrenalina, un motivo per cui fai quello che fai. Una reason why, insomma.
Steve Jobs diceva che ogni giorno si guardava allo specchio e si chiedeva 'Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?' Ecco, Mr Beast non ha bisogno di guardarsi allo specchio.
Jimmy odia i dipendenti di Serie C
Questa parte del testo sembra uscita direttamente da un manuale di sopravvivenza aziendale anni '80, con una divisione dei collaboratori in Serie A (geni ossessionati), Serie B (gli apprendisti), e Serie C (dei poveri disgraziati da licenziare al volo). Qui si promuove l’idea che solo chi vive e respira il lavoro h24 meriti un posto a tavola, mentre tutti gli altri sono da considerare alla stregua di piante da ufficio.
Il paradosso dei paradossi è che chi promuove questa visione è probabilmente la figura più di spicco tra i giovanissimi consumatori di contenuti su Youtube ed è proprio lui a proporre una cultura lavorativa rigida, spietata, tossica ed iper-performante, ben contraria ai valori della Generazione Z.
Fortunatamente, specifica anche che se un dipendente di Serie A è in grado di fare un lavoro in 30 minuti, anziché in 1 settimana va comunque bene, perché quello che conta è il risultato.
E ricorda: se Jimmy ti dice che devi trovare una Lamborghini sotto i 200k dollari customizzata con degli anime, tu DEVI farlo. E se non ci riesci è COLPA TUA.
La tua dieta informativa definisce quello che sei
Ci sono anche concetti più nobili, nel documento. Jimmy racconta una storia bizzarra: un suo fan, che lo faceva ridere a crepapelle, passava le sue giornate a guardare video assurdi e cartoni animati. Il ragazzo era una specie di macchina della risata. E questo dimostra che siamo il prodotto di ciò che consumiamo. Guardiamo trash tutto il giorno? La nostra mente diventa spazzatura. Leggiamo saggi illuminati e seguiamo persone intelligenti? La nostra mente si arricchisce costantemente. Nulla di rivoluzionario, sia ben chiaro, ed è un concetto vecchio come il cucco, ma lo ignoriamo costantemente. La tua dieta informativa (quindi tutto ciò che consumi tramite social, streaming, tv, podcast, newsletter, ecc.) forma quello che sei.
You. Can’t. Get. Inspired. By. Things. You. Don’t. Know. Exist. So how do you learn more about what's out there in the world? How do you stay up to date on the latest memes? How do you know what’s going on with celebrities? What’s trending on youtube? What other creators are doing? What’s popping on tik tok? Your information diet. Consume things on a daily basis that help you write better content.
Quindi, anche noi dovremmo fare attenzione alla nostra dieta informativa. Forse non tutti possiamo diventare Mr Beast, ma possiamo diventare comunque una versione migliore di noi stessi.
Contrariamente a quanto si possa pensare, essere pessimisti può essere una risorsa. Secondo uno studio condotto da Tali Sharot dell’University College di Londra, infatti, le persone più pessimiste sono quelle che hanno migliori capacità di digerire delle informazioni spiacevoli.
Non pensavo di aver bisogno di una mappa interattiva di Reddit, ma eccola qua.
Le differenze degli algoritmi social in uno spiegone interessante: dal social graph all’interest graph.
In un mondo in cui i consumatori sono costantemente bombardati di novità Liquid Death ha trovato un pubblico di nicchia, orientato a un pubblico punk e straight-edge, e ha trasformato il marketing dell’acqua in lattina in qualcosa di unico (ne avevo parlato qui). Tuttavia, specializzarsi eccessivamente riduce il mercato, e questo è pericoloso. Anche se la specializzazione porta differenziazione, riduce il numero di potenziali clienti. L'interessante analisi di Ben Yoskovitz.
La Fujifilm X100V è una macchina fotografica che non è possibile acquistare da circa due anni, tanta è la richiesta. E la colpa è di TikTok.
Come forse già saprai, sto per diventare genitore, e quindi leggere questo report di Hearts & Science è stato molto interessante, perché mette in luce il gap di consapevolezza tra i genitori italiani e i rischi della rete. Tra l’altro è in programma un corso che partirà nel 2025, volto a colmare proprio questo gap di conoscenza che rende rischiosa la rete per giovani e adulti.
E se utilizzassimo il 100% del nostro cervello? E se allenassimo i modelli linguistici di intelligenza artificiale su milioni e milioni di ricerche e studi accademici? Questo è quello che fa Consensus. Che poi c’è anche Elicit molto simile.
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Uso Meco già da diverse settimane e finalmente posso godermi le newsletter fuori dalla casella email in tutta calma, leggendole in modo più organizzato. E l’app mobile è fatta benissimo.